La UAI (Unione Antivivisezionista Italiana), presente al tavolo di lavoro del Ministero della Salute che sta elaborando un protocollo di “regolamentazione” delle esportazioni di cani randagi, ha inviato una nota sia al ministro Fazio sia alla sottosegretaria Martini per ribadire e nuovamente motivare il suo pieno dissenso.
Milano, 21 marzo 2010
Con riferimento alla comunicazione inviataci il 28/01/10 dal Vs. Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria, Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario - Uff. VI Benessere Animale, con la presente ribadisco il mio più totale dissenso e la mia vivissima preoccupazione per l'intenzione espressa dai Vostri funzionari di voler emanare disposizioni miranti a "regolamentare la movimentazione di cani da rifugi italiani verso paesi europei per pratiche di adozioni internazionali".
Lo scopo dichiarato dell'iniziativa sarebbe quello di garantire una "tracciabilità" degli animali e di avere adeguate assicurazioni sulla loro destinazione".
Come già dichiarato alla riunione indetta al Ministero il 19/11/09 (riunione alla quale erano stati invitati solo alcuni veterinari regionali, ENPA, LAV, Lega del Cane e Lega Pro Animale) la nostra associazione, che conta 35.000 iscritti, notoriamente contraria da anni all'esportazione di randagi, non era stata convocata e ha potuto ottenere un invito solo grazie all'interessamento di un Senatore.
Con la presente, nella mia qualità di consigliera delegata dalla Associazione UAI-Unione Antivivisezionista Italiana dichiaro di ritenere in tutta coscienza che il Ministro della Salute ed i suoi collaboratori non debbano e non possano legalizzare con un provvedimento del genere una iniziativa che contrasta con la legislazione vigente e che sia invece auspicabile un rinnovato forte impegno per pretendere ed ottenere finalmente l'applicazione della normativa vigente nel nostro Paese, ancora largamente disattesa in molte aree (Legge 281 agosto 91 e relative Leggi regionali). Solo obbligando Regioni, Comuni e Autorità Sanitarie competenti a fare il proprio dovere, prevedendo controlli e prendendo provvedimenti nei confronti degli inadempienti, anche con denunce per omissione d'atti d'ufficio, illeciti amministrativi, malgoverno o maltrattamento degli animali, si potrà parlare di tutela degli animali e prevenzione del randagismo.
L'inosservanza dell'obbligo d'iscrizione dei cani all'anagrafe canina, la mancata sterilizzazione, la pressione di molte amministrazioni ad inventare soluzioni alternative alla custodia e mantenimento dei cani (che coincide con l'interesse di molti soggetti pronti a prelevare animali da ogni dove, a costo zero, per intermediarli attraverso vari canali, per i vari scopi) ha fatto sì che negli ultimi anni siano svaniti nel nulla decine di migliaia di cani e gatti.
Un provvedimento come quello che è stato prospettato rappresenterebbe solo un escamotage per lasciare svuotare canili e rifugi compiacenti, eliminando costi e responsabilità, sia delle varie Autorità competenti, sia dei gestori, senza peraltro fornire garanzie di alcun tipo per la salvezza degli animali, ma favorendo semplicemente operazioni poco trasparenti a danno degli stessi.
La “tracciabilità" dei trasporti che vorrebbe essere studiata "adattando" allo scopo la Direttiva 92/65 in modo tra l'altro di potere fare carichi ingenti (trasporti superiori a 5 cani non sono infatti contemplati dal Regolamento CE 998/2003) garantirebbe (nel caso di trasferimenti alla luce del sole e non clandestini come sinora spesso accaduto) la sola identificazione dei luoghi di partenza e delle stazioni d'arrivo all'estero dei cani che, una volta "ceduti" ai riceventi, potranno da questi ultimi essere destinati a chicchessia e per qualsiasi scopo, senza possibilità reale di controllo da parte di autorità o protezionisti italiani.
La cessione, la extraterritorialità e il sinora sempre evocato diritto alla privacy da parte degli intermediari italiani e dei destinatari esteri non consentiranno di sapere che fine faranno realmente i nostri cani, diventati merce da esportare con il sistema TRACES, usato per gli animali da reddito (vedi appunto Direttiva 92/65).
Si tratterebbe di regolamentare un vero e proprio commercio di randagi e il conseguente "abbandono" dei nostri cani in paesi dove, tra l'altro, vigono leggi molto permissive in fatto di eutanasia (vedi problemi comportamentalil malattie trasmissibili, ecc.) e in materia di sperimentazione (si ricorda che in Germania ad esempio alcuni esperimenti non hanno bisogno di autorizzazione preventiva e possono essere solo “segnalati" e che nei laboratori finiscono anche animali provenienti da rifugi. Non va poi dimenticato che in Germania un privato cittadino può cedere il proprio animale malato ai laboratori.
Non è pertanto possibile credere di potere ottenere che, con queste premesse e con questi aspetti commerciali del problema, Autorità Pubbliche dei Paesi Europei nei quali verrebbero esportati i nostri randagi accettino (sulla base delle nostre normative) obblighi di controllo attinenti alla destinazione finale dei cani e alla protezione degli stessi per garantirci che ad essi non accadrà
nulla di male. Perché dovrebbero farlo? Perché uno Stato straniero dovrebbe farsi carico d'accogliere, mantenere, curare e proteggere migliaia di cani, intermediati da organizzazioni di vario tipo, provenienti oltre che dall’Italia, da Grecia, Portogallo, Spagna, Turchia, Serbia, Ungheria, Polonia, Romania, Africa del nord, Asia, Paesi dell’Europa dell'est, isole mediterranee, isole atlantiche, Colombia ecc. ecc., se la cosa rappresentasse solo costi per la "vigilanza" e costi per la "gestione" senza altro scopo?
Ci risulta molto difficile allontanare "i cattivi pensieri" anche perché dal punto di vista sanitario tali paesi dovrebbero porsi , come già accade, serie domande e provvedere a fare seri e costosi controlli sanitari, visto che ad esempio più di una volta i furgoni pieni di cani fermati in Italia o alla frontiera trasportavano animali accompagnati da falsi libretti, attestati di vaccinazioni in realtà mai fatte o retrodatate (vedi antirabbica), portatori di gravi malattie anche trasmissibili. Tali animali non certo ambiti per eventuali "adozioni contro offerta" potrebbero essere soppressi o ceduti alla ricerca perché la loro "cura" rappresenterebbe solo costi elevati che "non pagano". Va poi considerato che dal momento del passaggio alla frontiera i nostri cani saranno sottoposti solo alle leggi vigenti del Paese di destino, il che non ci lascia per nulla tranquilli poiché da quel momento non saranno possibili interventi o controlli da parte delle Autorità o delle Associazioni Italiane, salvo rogatorie internazionali della cui inefficacia abbiamo più volte avuto prova.
Ai Veterinari ASL italiani che volessero fugare per conto terzi qualche dubbio verrà forse offerto un viaggio con soggiorno di due giorni (a spese di chi, e con quale incarico fuori dalla loro competenza territoriale?) per visite pilotate dalle quali torneranno senza avere in sostanza verificato alcunché (è già successo e i loro racconti non hanno convinto nessuno).
Un provvedimento come quello che codesto Ministero si appresta a predisporre renderebbe di fatto impossibile recuperare qualsiasi animale, neppure per restituirlo al suo legittimo proprietario, che avrebbe il diritto di rientrare in possesso del "bene" per un anno dal momento della perdita per furto o smarrimento.
In Germania (Paese da VV.SS. indicato tra altri come luogo di destinazione dei cani) non esiste anagrafe canina pubblica quindi non vi è obbligo d'iscrizione del cane (tranne che per alcune razze e tipologie ); esiste solo la possibilità di registrare il proprio animale ad anagrafi di tipo privato (TASSO - Deutsches Haustier Register DTSB) quindi, ammesso che un nostro randagio venga effettivamente ceduto a terzi, ammesso che gli venga lasciato il microchip che avrebbe dovuto avere alla partenza (e che questo non gli venga successivamente tolto dichiarando "morto" il cane, come sempre succede per i cani rubati) sappiamo che sarà comunque impossibile indagare in Germania su passaggi di proprietà dei cani; la stessa cosa dicasi per altri Paesi nei quali potrebbero finire i nostri animali.
Per nulla tranquilli ci lascia poi il capitolo 111 della famosa Convenzione Europea, recentemente recepita dall'Italia, che dall'art. 12 cita:
Capitolo III articolo 12 - Riduzione del numero di animali randagi
Quando una Parte ritiene che il numero di animali randagi rappresenta un problema per detta Parte, essa deve adottare le misure legislative e/o amministrative necessarie a ridurre tale numero con metodi che non causino dolori, sofferenze o angosce che potrebbero essere evitate.
a) Tali misure debbono comportare che: 1. se questi animali debbono essere catturati, ciò sia fatto con il minimo di sofferenze fisiche e morali tenendo conto della natura dell'animale; 2. nel caso che gli animali catturati siano tenuti o uccisi, ciò sia fatto in conformità con i principi della presente Convenzione.
La nostra legge n. 281 del 1991 e la legge 189 del 2004 dicono cose molto diverse, ben in contrasto con tale articolo che dà licenza di uccidere se vi è un sovrannumero! Tutto questo deve fare riflettere soprattutto i protezionisti e anche le Autorità che pretendono di agire con il loro consenso.
Le ulteriori altre informazioni dovrebbero fare riflettere chi si appresta a legalizzare l'esportazione dei nostri cani:
- pericolo che una disposizione di questo tipo, rivestendo carattere commerciale, attiri l'attenzione di nuovi altri soggetti, veri e propri commercianti, neppure bisognosi di spacciarsi per protezionisti, pronti a cercare facili guadagni visto che la merce sarebbe a costo zero;
- crisi in Germania con conseguenti abbandoni di animali per difficoltà economiche; conseguente difficoltà ad esempio del DTSB [Deutsche Tierschutzbund] a gestire più di 500 canili sovraffollati e appello dello stesso alle Autorità per ottenere aiuti statali da prevedersi nella loro "finanziaria, con previsioni dichiarate di non poter garantire la continuità dell'assistenza oltre i prossimi 16 mesi se le cose non cambieranno;
- se vi fosse veramente la capacità da parte di associazioni protezioniste tedesche di assorbire decine di migliaia di cani provenienti dai Paesi definiti incivili, sottosviluppati e torturatori di animali (precedentemente indicati) i canili tedeschi dovrebbero essere vuoti perché per logica i cittadini zoofili tedeschi prima di andare a cercare "adottandi" all'estero salverebbero i loro cani e "qualcuno" non avrebbe bisogno di continui "flussi" da mettere su particolari siti internet per l'intermediazione "contro offerta" (dai 250 ai 400 € a cane!) con appelli lacrimevoli;
- provvedimento del Governo Greco per impedire l'esportazione dei loro randagi. Qualcuno alla riunione ha avuto il coraggio di obiettare che tale provvedimento non è legale perché con il Schengen [accordo di Schengen] nessuno può impedire la "libera circolazione delle merci" nella Comunità; in effetti per molti di coloro che prelevano cani in numero elevato gli stessi son solo merce, cosa che per noi non sarà mai;
- fenomeno "staffette/stalli" assolutamente fuori controllo con movimentazione di cani e gatti (da sud a nord) spesso malati che causano tragedie in rifugi. Tali animali non sempre trovano adozioni vista la leggerezza con cui vengono intermediati e spesso finiscono nelle filìere dell'esportazione. Il numero elevato di soggetti trasportati e le offerte che vengono chieste agli adottanti per coprire spese di viaggio e di presunte spese veterinarie in taluni casi fanno anche pensare ad una attività.
- REACH: nei prossimi anni 100.000 sostanze chimiche (molte delle quali già sul mercato) verranno testate o ritestate per verificarne la pericolosità. E' previsto l'utilizzo di milioni di animali (cani e gatti compresi).
Dopo la riunione una funzionaria del ministro sosteneva che per la sperimentazione e la vivisezione vengono usati solo "beagle" appositamente allevati (come a dire che per i nostri randagi/meticci il pericolo di finire in certi canali non esisterebbe). Quando le ho detto che non era vero, ha ammesso che per le ricerche su malattie cardiache, renali, oncologiche, metaboliche, del sistema immunitario, degli organi interni, muscoloscheletriche, neurologiche, per sperimentazioni chirurgiche, ortopediche, trapianti, applicazioni di valvole, protesi ecc. ecc. va benissimo qualsiasi tipo di cane o gatto. Ha anche ammesso di sapere che i meticci o cani di diversa provenienza costano meno e anche che sono più indicati per esperimenti per i quali si richiede l'utilizzo di animali con caratteristiche genetiche differenti.
Dal tenore della Vs. comunicazione e dal testo reso pubblico dall'ANMVI con la risposta alla interpellanza dell’On. Mancuso deduciamo che siete intenzionati a procedere nel progetto di emanare il provvedimento che regolamenti l'espatrio dei nostri randagi presenti in canili e rifugi (e tanti altri cani che vengono abbandonati, rubati, persi, ceduti in buona fede e che verranno, come già succede, raccattati per lo stesso scopo).
Ci auguriamo che abbiate un doveroso ripensamento e che non siate sostenuti da Responsabili dei Serv. Veterinari ( i quali sanno benissimo che là dove la legge viene rispettata ed applicata e vi è sinergia tra le Autorità locali e serie Associazioni le cose funzionano molto bene e il problema randagismo viene affrontato con buoni risultati).
Mi auguro anche che le Associazioni protezioniste italiane (da Voi coinvolte, per usare un Vs. termine, e presenti alla riunione nel 19/11/09: ENPA LAV e Lega del cane) vorranno rendere pubblica la loro dissociazione da una iniziativa del genere, dopo avere raccolto il parere delle loro "basi" che senz'altro non vorranno rendersi responsabili di. mandare i nostri animali incontro a un destino incerto e proprio per questo pericoloso, quindi contrario agli scopi statutari.
Se così non sarà le Autorità saranno le prime a dare il cattivo esempio, trovando scappatoie che consentono d'eludere la legge e le Associazioni che condivideranno il progetto dovranno rendere pubblica la loro posizione, decidendo liberamente di rischiare, sulla pelle degli animali, un giudizio di condanna da parte dei loro iscritti e simpatizzanti e della gente comune, stanchi di sostenere campagne, raccolte di fondi e di firme che potrebbero sembrare solo ricerche di nuovi consensi per rafforzare la propria immagine e il peso politico.
Se così non sarà gli "eletti" avranno perso una buona occasione per non deludere le aspettative e l'impegno di protezionisti e comuni cittadini che credono nella legalità e nel progresso della sensibilità pubblica e privata.
Concludo osservando che il "progetto" risulta essere in palese contraddizione con quanto da VV. SS. disposto con l'ordinanza del 16/07/09 (non allontanamento dei cani dalle aree di pertinenza) promossa e tutt'ora sostenuta da questo Ministero.
Tanto vi scrivo nella speranza che le informazioni fornite e che con ogni probabilità, pur essendo a disposizione dei Vs. uffici non vi sono pervenute, possano indurre ad un proficuo ripensamento e bloccare l'iniziativa.
Distinti saluti.
(Angela Beduschi)
Quasi contemporaneamente, il Ministero ha inviato ai partecipanti al tavolo di lavoro la procedura “condivisa ed elaborata in base alle aspettative emerse nel corso della riunione del 19 novembre 2009 e alle osservazioni formulate dal gruppo di lavoro” formato dai rappresentanti di alcune Regioni e, oltre alla non desiderata UAI, da Lega Pro Animale (guarda guarda), ENPA, LAV e Lega del Cane. Dubitiamo che ce ne siano state, a giudicare dal post che segue. Ma, dopo il precedente della prima riunione, mentiremmo se dicessimo che ce ne aspettavamo.
Fonte: http://www.unacremona.it/UAIminsal.pdf