Ricordate l’appello disperato che il Deutsche Tierschutzbund rivolse, giusto un anno fa, al governo tedesco? Beh, la situazione non sembra cambiata. Cioè sì: in peggio.
Deutsche Tierschutzbund - Comunicato stampa 1 luglio 2010Lettera aperta: Drammatica situazione dei rifugiLa situazione dei rifugi peggiora ulteriormente. Il Deutsche Tierschutzbund, sotto forte pressione, sta cercando di trovare una soluzione per le oltre 700 associazioni sue affiliate, con più di 500 rifugi in tutto il territorio federale. C’è bisogno, oltre che di una regolamentazione unica a livello nazionale della compensazione delle spese per gli animali abbandonati raccolti, anche di un fondo finanziario a cui attingere per investimenti urgentemente necessari nei rifugi. Il Deutsche Tierschuztbund prende ora una strada insolita: con una “lettera aperta” il presidente del DTB Wolfgang Apel si è rivolto ai rappresentanti eletti a livello comunale. Il testo verrà pubblicato nei mensili destinati ai politici locali dei partiti rappresentati nel Bundestag (AKP - Fachzeitschrift für Alternative Kommunal Politik, DEMO - Demokratische Gemeinde, Das Rathaus, KOPO - Kommunalpolitische Blätter).Wolfgang Apel spiega così l’iniziativa: “I rifugi si prendono cura, insieme con molti volontari, di ogni animale - 24 ore su 24. Lo stesso vale anche per gli animali trovati abbandonati. In questo modo i rifugi si accollano i compiti dei Comuni, ma sempre più di frequente i costi restano a loro carico. Inoltre, a causa delle normative vigenti, gli oneri si scaricano sempre di più sul volontariato. Così non si può continuare, la tutela degli animali è compito dello Stato. I nostri appelli di aiuto non possono più restare inascoltati, molti rifugi lottano per la sopravvivenza. Il governo federale, ma in particolar modo i Länder e i Comuni, devono agire!”.
Ed ecco la lettera aperta:
Care elette e cari eletti comunali, gentili signore e signori,la situazione dei rifugi è sempre più precaria. Molti rifugi lottano per la sopravvivenza.Le cause di tale situazione sono molteplici: la crisi finanziaria ed economica, ma anche la legislazione sociale, si ripercuotono negativamente sulle attività di tutela degli animali. Da un lato calano progressivamente le iniziative di donazione e i servizi di sponsorizzazione, dall’altro un numero sempre maggiore di animali viene ceduto per ragioni economiche. Il tempo di permanenza degli animali nei rifugi si è drammaticamente accresciuto, i costi sono in aumento costante. Sono necessari notevoli investimenti per le strutture, che i rifugi attualmente non sono in grado di affrontare.Da decenni i rifugi, in quanto strutture per la tutela degli animali, si assumono compiti propri della funzione pubblica – e lo fanno con grande impegno, anche, in fin dei conti, per alleggerire i bilanci comunali. Giacché la gestione degli animali abbandonati è un’incombenza d’obbligo. Un’indagine su larga scala ha appena mostrato che i Comuni si accollano in media il 25% dei costi che si presentano nei rifugi, ma erogano in realtà a malapena l’80% dei servizi previsti.I rifugi non sono più in grado, su questa base, di accollarsi compiti in luogo della pubblica amministrazione. Attualmente potrei solo consigliare alle oltre 700 associazioni di protezione animali da noi coordinate, con più di 500 rifugi di loro proprietà, di rifiutare l’accoglienza di animali abbandonati. Ma non è questo il mio scopo, né, certamente, è il vostro. A prescindere dal fatto che sarebbe una battuta d’arresto per la protezione animali in generale, la bancarotta dei rifugi sarebbe tragica anche per i vostri Comuni: dovreste assumervi in proprio la cura degli animali abbandonati.I rifugi sono importanti per le politiche sociali: prendiamo in carico, per di più, molte funzioni pedagogiche e terapeutiche. Nei rifugi si creano posti di lavoro e di formazione. Di norma gli investimenti nella protezione animali sono collegati con commesse di lavoro per la manodopera locale.Abbiamo già provato di tutto per poter entrare in colloquio diretto con i massimi rappresentanti dei vostri Comuni. Purtroppo una conferenza al vertice già fissata con i vari responsabili istituzionali è stata disdetta all’ultimo momento. Perciò oggi mi rivolgo direttamente a voi: vi prego, aiutateci a trovare soluzioni.Ovviamente si tratta di soluzioni a lungo termine e sovraregionali: un quadro unico a livello nazionale per un “rimborso delle spese per gli animali abbandonati” e la creazione di un fondo permanente di investimento e di un fondo di aiuti nei bilanci pubblici.Ora però dipende da Voi sul posto. Faccio appello a voi: sostenete come vostro partner l’associazione locale di protezione animali nostra consociata. È anche vostro interesse conservare i rifugi.Resto volentieri a vostra disposizione per ulteriori informazioni.Wolfgang ApelPresidente del Deutsche Tierschutzbund
Ma che aria di casa, direbbe qualcuno. Eh no signori: qui si descrive qualcosa di peggio, nonostante l’asso nella manica della soppressione facile. Certo, si parla di rifugi lasciati a se stessi, di Comuni sordi e insolventi, di oneri lasciati ai volontari, e se si chiudono gli occhi pare d’essere a Ragusa (esempio a caso, eh…). Ma si parla anche di qualcosa di più radicale, di qualcosa di fondamentale: una legislazione inadeguata, la mancanza di una regolamentazione nazionale, un appello allo Stato perché si ricordi che la tutela degli animali è funzione pubblica! Ma come… non era in Italia la Hundehölle, l’inferno dei cani? E come mai i rifugi tedeschi sono allo stremo, come mai non si cessa di raccogliere animali abbandonati… non ci si ripeteva fino alla noia che in Germania non c’è randagismo? che la voglia di adozione dei cittadini tedeschi, crisi o non crisi, è tale che spinti da pietà vanno a cercare cani all’estero, soprattutto se anziani e malati? Da far pensare che i rifugi tedeschi non siano nemmeno nell’elenco telefonico. Ma si sterilizza in Germania?
Curioso vedere il rappresentante di un colosso dell’associazionismo quale il Tierschutzbund rivolgersi allo Stato, poi ai Länder, poi ai Comuni, e si pensa all’orgia di menefreghismo degli Enti pubblici che tanto ci affratella. Ma una ragione c’è, e sta nel disgraziato concetto di gestione privata del benessere animale che nella tanto bistrattata Italia è tramontato da un pezzo – almeno ufficialmente – e che in Germania trova il suo riflesso ultimo nel commercio dei randagi.
Già, perché Wolfgang Apel, nel rappresentare le difficoltà dei rifugi e, si suppone, degli animali (nonostante il tono un po’ glaciale col quale espone le conseguenze di un fallimento dei rifugi), sta facendo il suo dovere di rappresentanza. Però forse tralascia un dettaglio, e allora qualche suggerimento possiamo darglielo, perché anche per noi “l’amore per gli animali non conosce frontiere” e ci fanno pena, sinceramente, i cani tedeschi.
Non pensa il Tierschutzbund che potrebbe ottenere ottimi risultati per gli animali tedeschi se lottasse perché non vengano loro rubati il posto in canile, e la possibilità di uscirne, da tanti innocenti animali importati? Non pensa che tanti animali abbandonati, se potessero parlare, forse non parlerebbero tedesco? Non pensa poi che se i rifugi sono pieni è anche perché fiorisce il mercato parallelo delle imprese di import-export, travestite da associazioni, che si arricchiscono vendendo animali stranieri ANCHE a famiglie?
Però, Herr Apel, ci duole constatare che fra le 700 e passa Vereine del Tierschutzbund quelle che si dedicano all’importazione non mancano affatto. Anzi. E poi piangono miseria. Che cosa vogliono allora, quando chiedono per sua bocca un fondo di investimenti, un rimborso spese, un capitolo di bilancio pubblico: che lo Stato, i Länder e i Comuni, cioè i cittadini tedeschi, si accollino anche i costi del flusso ininterrotto di animali dagli altri Paesi? che anche l’importazione passi a carico della pubblica amministrazione? Provi il Tierschutzbund a seguire una politica seria di tutela degli animali sul posto: quella politica che per parte nostra non cessiamo di raccomandare, in Italia, a chi guarda sempre a Nord, neanche avesse una bussola in testa. E dica a tutti di non preoccuparsi: ai nostri cani ci pensiamo noi, e, anche se stiamo faticando per farlo bene, almeno una legislazione moderna a cui ispirarci ce l’abbiamo. E faremo di tutto per non far entrare i nostri animali in rifugi in cui, nonostante gli “sfoltimenti” di legge, restano a malapena i posti in piedi.
Si rassicuri: noi non scriveremo all’ambasciatore tedesco minacciando di non venire più in vacanza in Germania, né prometteremo di non comprare più würste, formaggi o birra. Non proporremo, con la stessa arroganza di qualche ingegnoso avventuriero, ispettori per i vostri rifugi, fra i quali a quanto pare quelli fatiscenti non mancano. E non dubitiamo che in essi tanti onesti e preparati volontari facciano miracoli, come qui da noi. Questione di stile. Però potremmo venire a darvi consigli sull’anagrafe canina pubblica e su qualche altra cosuccia.
Il Deutsche Tierschutzbund è un’istituzione antica e gloriosa. Potrebbe essere il protagonista di una rivoluzione copernicana, di un balzo verso la vera modernità: al suo interno prima di tutto, e poi nell’intero sistema tedesco di tutela degli animali. Ricordando che la funzione pubblica deve essere prima di tutto garanzia di rigore.
http://traccediverse.blogspot.com/2009/07/la-situazione-dei-519-rifugi-in.html
http://www.tierschutzbund.de/4079.html
http://www.tierschutzbund.de/fileadmin/mediendatenbank_free/Briefe_etc/DTSCHB_Offener_Brief_Kommunen.pdf
13 commenti:
E' ora di scrivere all'ambasciatore tedesco a Roma. Invece di venire a dare consigli in Italia , le associazioni tedesche pensassero ad aiutare gli animali a casa loro!!
Ma che fine fanno tutti i cani che ogni weekend vengono trasportati in Germania se i rifugi sono al collasso e la gente non ha soldi per mantenere animali?
Bisognerebbe informare questo animalista tedesco che deve avvisare i nostri "grandi politici" affiancati da "grandi associazioni" che trafficano spasmodicamente con i randagi...
Concordo con i due commenti. Già, che fine fanno tutti i cani del Sud Europa che approdano quasi giornalmente in Germania se non hanno dove ospitarli? Già, la storia delle casa-famiglia... perchè invece dei cani esteri non si preoccupano dei loro cani??? Giustissimo chiedere all'animalista tedesco di "intercedere" presso i nostri politici e le grandi associazioni affinchè interrompano(almeno per un po'!!) questo lurido traffico.
L'animalista tedesco collabora con associazioni italiane e non solo.... lo sà benissimo. Molte associazioni del suo coordinamento importano cani da tutto il mondo...Gli ho scritto già anni fà e mi ha dato la solita risposta.
Allora decisamente siamo di fronte a una realtà schizofrenica, i conti non tornano.
Da una parte abbiamo la realtà di Associazione tedesche che prelevano per "salvarli" camionate di cani dall'Italia, senza contare Spagna, Grecia etc....assicurando splendide adozioni da parte di famiglie tedesche in spasmodica attesa di adottarne uno. Non importa se anziano, malandato, menomato....
Il loro desiderio di adottare un randagio italiano è incontenibile, noi siamo i "torturatori" di animali, loro i "salvatori" e così ne migrano nel loro paese talmente tanti dei nostri randagi, che quasi quasi il loro umero supera il numero dei cittadini tedeschi.
Ma che brave queste Associazioni tedesche, che esempio di civiltà mondiale, che grande cuore hanno questi tedeschi!
Poi oibò, si legge che i loro rifugi sono sovrafollati?
Ma guarda, eppure partono a centinaia di randagi italiani nel loro paese, viene quasi da chiedersi, ma tutti questi rifugi tedeschi ci sono nell'elenco telefonico?
No, perchè qualcuno dovrebe spiegare perchè una famiglia tedesca sdegnerebe un randagio tedesco e si va a prendere invece ad occhi chiusi solo da una foto, un randagio italiano sfigatissimo!
Decisamente i conti non tornano, e tutte le bugie che raccontano non hanno un minimo fondamento di verità, ma allora dove vanno a finire tutti questi randagi???
Mi piacerebe tanto sapere da tutti coloro che se criticati reagiscono rabbiosamente, se sanno risolvere questo rebus.
Penso che l'On Martini dovrebbe essere chiamata in causa anche lei per risolvere questo rebus!!! Forse non penserebbe più alla storia dei 5 animali "da esportazione" a testa... ma so che è un'illusione. Nemmeno le grandi associazioni si pongono domande, tantomeno quella addetta (si suppone) a combattere la vivisezione... Non penso alcuno abbia volontà o voglia di risolvere il rebus.
Ed ecco che tutte le voci italiane in difesa delle deportazioni dei nostri animali in quella felice "oasi" tedesca perdono ogni credibilità. E allora chiediamoci tutti ma soprattutto se lo chiedano i preposti ai viaggi verso la Germania (staffette, associazioni italiane e tedesche, la nostra animalista on. Martini), dove sono andati a finire quelle migliai di cani esportati dal Sud, centro e Nord Italia perchè scelti via web da compassionevoli tedeschi. Alla meno peggio si trovano nelle stesse condizioni in cui si trovavano in Italia: rifugi. E questo, credete, è solo la speranza migliore.
Non lo sapremo mai dove sono finiti i nostri deportati, ultimo anonimo, perchè c'è la legge sulla "privacy", unica legge-scusa ad essere scrupolosamente seguita a quanto pare!
A parte la legge sulla privacy, in Germania anche associazioni e rifugi che hanno l'autorizzazione (vedi articolo 11 della legge sulla protezione animale tedesca) a commerciare vertebrati, possono venderli (e quindi COMMERCIARLI) a chiunque. La risposta è QUI!! E' inutile continuare a chiedere DOVE sono finiti i nostri randagi (o cani privati rubati) cani e gatti!! Anche un privato in Germania può VENDERE il proprio cane ad un laboratorio!!
A parte il fatto che non credo che tutti vadano nei laboratori tedeschi, magari dalla Germania li portano in Romania, in Olanda ed in altri paesi....
Provate ad immaginare un randagio che avete accudito e che mandate all'estero quante ne potrebbe passare... Chiedo a chi fà questo lavoro, ma che volete farci credere che proteggete? Le Vostre tasche...
La storia delle adozioni del cuore, della grande sensibilità dei cittadini di altre nazioni fa acqua da tutte le parti... ma evidentemente nessuno vuole vedere la gran massa d'acqua. Non ci resta che sperare che ne vengano sommersi... e noi non getteremo loro un salvagente!
La Martini credo che ormai sappai tutto... solo che non le interessa!!
Perché ha consiglieri che da ciò traggono profitto, altri che vogliono vedere e far vedere solo di essere bravi a fermare l'importazione di cuccioli dall'Est (degli altri cani, chissenefrega!!).
Ma anche perché non è una vera animalista, come non lo sono i suoi consiglieri, ma solo una persona che vuole apparire e avere i consensi di chi guarda la TV e legge certi giornali senza approfondire... altrimenti anche costoro si accorgerebbero che le sue ordinanze sono inapplicabili per mancanza delle sanzioni!
Siamo nel 2017, nulla e' cambiato. Attraverso richieste d' aiuto a istituzioni, gli animali continuano ad essere merce. L'unico modo per fare cambiare le cose e' l' informazione. Nessuno sa da dove moltissime associazioni del nord Italia prelevano migliaia di cani e gatti. Mete preferite ovviamente sono Spagna( con le perrera) e Grecia. Nessuno ne parla esplicitamente, nessuno o in pochissimi sanno cosa succede in Svizzera, Germania, Austria, Belgio, Francia con cani e gatti che partono dall' Italia ma che italiani non sono.
no va sempre peggio.creano nuove basi.vanno dai comuni che pagano per liberarsene.entrano nei canili aiutando e fanno adozioni tracciabili.come?chi verifica?amici degli amici.solito sistema piramidale.la solita schifezza.i nostri animali così ambiti.si come gli ebrei ai tempi di hitler.mi facciano il piacere.schifosi
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