Sta a ciascuno di noi rimanere con gli occhi aperti per non perdere queste tracce per essere consapevoli, e non burattini manovrati senza capacità critica.
Su questo blog c'è qualche traccia, il resto non dovete mai smettere di cercarle voi.

venerdì 14 agosto 2009

La strage di donne a Ciudad Juárez

Dal 1993 la città messicana è diventata tristemente famosa a causa degli innumerevoli omicidi perpetrati ai danni di giovani donne, generalmente di umile estrazione sociale e impiegate nelle numerose "maquiladoras", fabbriche in cui si producono i beni d'esportazione destinati al primo mondo.

Ad oggi si contano quasi 5000 assassinii, tra cadaveri che affiorano dal deserto e ragazze scomparse e mai più ritrovate. Quasi tutte le vittime hanno caratteristiche comuni: in genere sono di statura minuta, con i capelli lunghi e scuri e un bel viso; l'età media è compresa tra i 14 e i 40 anni, anche con casi di ritrovamenti di bambine di 10 anni.

Tutte le vittime subiscono lo stesso trattamento: rapite sulla strada del lavoro oppure mentre tornano a casa, vengono violentate, torturate, mutilate e uccise. Infatti nella maggior parte dei casi i cadaveri portano isegni delle estreme violenze subite: stupro, morsi ai seni, segni di strangolamento, crani fracassati, pugnalate, percosse..Spesso il viso appare irriconoscibile e il corpo bruciato. Una delle cause di questo orribile femminicidio è soprattutto la coltre di omertà che circonda la città messicana e che coinvolge magistrati, giudici, politici e poliziotti, molti dei quali legati al narcotraffico e alla mafia locale.

E' stato girato un film di denuncia sul feminicidio di Ciudad Juàrez con Jennifer Lopez e Antonio Banderas intitolato "Bordertown" (2007), sostenuto dalla campagna di Amnesty International contro i delitti della città messicana. Sono stati scritti molti libri sull'argomento, tra i quali "Huesas en el desierto" ("Ossa nel deserto") di Sergio Gonzàlez Rodrìguez. Una delle principali associazioni in difesa delle donne di Juàrez è "Nuestras Hijas de Regreso a Casa", che ha come fondatrici Marisela Ortiz (maestra di Lilia Alejandra Andrade) e Norma Andrade (mamma di Lilia Alejandra) che dal 2001 si battono contro il femminicidio di Ciudad Juàrez.

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Ciudad_Ju%C3%A1rez

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ho visto il film "Bordertown" e rimasi senza fiato.
Queste donne lavorano sottopagate con grande fatica per produrre componentistica che servirà per essere esportata nella produzione degli oggetti di lusso del mondo occidentale.
Non hanno nessun tipo di protezione, nei loro quotidiani lunghi viaggi per andare a lavorare spesso incontrano violenza e morte, succede ancora oggi!

Anonimo ha detto...

Quando l'unico stimolo è il denaro a qualsiasi costo avvengono massicciamente casi di sfruttamento perversi. Il rispetto verso la vita è divenuto utopia assoluta ed i "forti" credono di avere libertà di agire come meglio gli fa comodo!

Giulia ha detto...

Anch'io ho visto Bordertown, purtroppo non tutto.
E' veramente orribile quello che accade, ma anche che non vengano volontariamente presi i colpevoli.

L'asservimento al potere e al denaro è la vera rovina di ogni forma di vita e il fallimento dell'applicazione di ogni tutela.