Doveva succedere, un giorno o l’altro. Anche se di fronte al dilagare frenetico di staffette e stalli che copre come una rete di ragno tutto il territorio italiano, disseminando animali disgraziati e spesso malati e contagiosi, buttandoli in mani incerte e spesso losche e crudeli, perdendoli per strada, palleggiandoli in percorsi incredibili per riversarli in molti casi nelle correnti cupe della deportazione all’estero… di fronte a tutto questo cominciavamo quasi a pensare che non sarebbe più successo.
In realtà è successo semplicemente che un veterinario ha fatto il suo dovere. È così stupefacente? “Incredibile!” è lo strillo degli animalari di turno, quando ai primi di agosto la dott.ssa Magnani di Forlì, libera professionista, vuole veder chiaro nella storia di una cucciola malata portatagli dai soliti fortunosi affidatari locali. Affidatari, poi… pare che della cucciola, trasbordata da Agrigento in Romagna via Bologna a cura dell’associazione Noi Animali di quel di Ancona (niente male come giro… se poi è vero), non ci sia uno straccio di documento di affido. C’è, questo è certo, un libretto sanitario. Libretto sanitario, poi… qualche dato sulla buona salute (!) siglato alla bell’e meglio, niente timbri, niente che possa ricondurre le dichiarazioni a un veterinario identificabile e soprattutto a un cane identificabile. Ah già, perché sia nel libretto sia nel cane manca quel piccolo dettaglio… il microchip. Intestare il cane a chi lo ha portato? su quale base? da dove viene la cucciola, e come è venuta?
E così, la dottoressa rifiuta di avallare una montagna di illeciti. Incredibile, eh? in questo Paese in cui centinaia di pretesi amanti degli animali si prendono allegramente gioco della legge e, quando sono solo criminalmente ingenui, del più elementare buon senso. In questo Paese dove tanti veterinari privati (e spesso anche pubblici) chiudono gli occhi su tutto, ma proprio su tutto… Spiazzati, gli amorevoli deportatori reagiscono come sanno: le proteste pubbliche che riempiono i giornali e la rete sono solo l’ombra del profluvio di messaggi e telefonate di insulti. E, guarda un po’, le polemiche slittano in un attimo sulla conduzione del canile comunale del quale la dott.ssa Magnani è responsabile, quel canile che - sgranando un rosario conosciuto - non farebbe adozioni, non permetterebbe alle molte microassociazioni che infestano Romagna e Marche di fare (diciamola com’è) i loro comodi, e così via. La lingua batte dove il dente duole…
Peccato che a Forlì ci sia una AUSL di quelle toste (chi protesta lo sa bene) e che la veterinaria l’abbia investita del problema senza por tempo in mezzo. E così si alzerà il coperchio su qualcosa che immaginiamo già, e si dimostrerà che in Romagna arrivano, si fermano e ripartono convogli brulicanti dal Sud, dall’Abruzzo, dal Lazio: con il contributo determinante di quel campione dell’economia del sommerso che sono le vicine Marche.
Animalari, che il vostro traffico convulso si sia imbattuto in un capostazione che sa il fatto suo? Forlì, si cambia…
Forlì, scattano le indagini sul cane di Agrigento non microchippato
Romagna Oggi, 25 agosto 2009
La questione del cucciolo meticcio approdato da Agrigento a Forlì senza il necessario microchip di legge ora passa in mano agli inquirenti. "Ho fatto tutti i miei passi", spiega il responsabile del servizio veterinario dell'Ausl Usberti. Hanno divisioni specializzate per queste indagini sia la Forestale che i carabinieri. Saranno loro a dover capire se dietro l'arrivo anomalo del cucciolo da un veterinario forlivese c'è un traffico non regolare di animali.
In ogni caso, per Usberti, le violazioni già esistono: quel cane ha viaggiato per l'Italia, "da Agrigento a Bologna, passando per le Marche", precisa il responsabile del servizio veterinario, senza il microchip: una movimentazione non permessa, neppure per deroga, per una regola di sanità pubblica e veterinaria. Inoltre, quello stesso cucciolo non avrebbe potuto neanche lasciare Forlì, "mentre non si sa dove sia andato a finire", continua Usberti.
Dopo uno studio scrupoloso cita le norme apparentemente violate, lo stesso Usberti: "Sulle polemiche sollevate dall'associazione Noi Animali Onlus di Polverigi ricordiamo che le regole stabiliscono che i cani, sia che vengano adottati presso canili o rifugi - anche gestiti da associazioni di volontariato - sia che siano oggetto di commercio, possono essere movimentati solamente se debitamente identificati mediante microchippatura (tatuaggio nel caso dei cani identificati in tempi più remoti), senza alcuna deroga prevista o concessa dalla legge. In caso contrario il complesso normativo che viene violato è ampio, sia nazionale sia regionale, sia recente sia datato".
Continua Usberti: "Esistono infatti diverse leggi che tutelano gli animali d'affezione e hanno lo scopo di prevenire il randagismo. C'è la legge 281/91 art. 2 comma 5, in cui si stabilisce che i cani vaganti non tatuati catturati, nonché i cani presso le strutture di cui al comma 1 dell'articolo 4 (sono i canili e le altre strutture di ricovero di cani randagi) devono essere tatuati; se non reclamati entro il termine di sessanta giorni possono essere ceduti a privati che diano garanzie di buon trattamento o ad associazioni protezioniste, previo trattamento profilattico contro la rabbia, l'echinococcosi e altre malattie trasmissibili".
Inoltre altra norma è la "Circolare Ministro della Sanità n° 33/1993, sull'esportazione di cani randagi precisa poi che, a norma dell'art. 2 della Legge 281 del 14/8/1991, secondo cui cani ospitati presso i canili devono essere tatuati, e non devono essere ceduti prima che sia trascorso il termine di 60 giorni, onde dare modo ai legittimi proprietari di rientrarne in possesso".
Infine Usberti: "Nella più recente ordinanza 6 agosto 2008, ("Ordinanza contingibile ed urgente concernente misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina"), all'art. 1 comma 2 si ribadiva infine che il proprietario o il detentore di un cane deve provvedere a far identificare e registrare l'animale, nel secondo mese di vita, mediante l'applicazione del microchip. Il proprietario o il detentore di cani di età superiore ai due mesi è tenuto a identificare e registrare il cane ai fini di anagrafe canina, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente ordinanza".
"Il Veterinario pubblico, come tutti i pubblici ufficiali, ha l'obbligo di segnalare all'autorità preposta tutte quelle situazioni che rappresentano violazione a regolamenti o a leggi, siano essi legati a specifiche competenze o meno - commenta il dottor Rodingo Usberti, direttore del Servizio Veterinario dell'Ausl di Forlì - in caso contrario si realizza l'ipotesi del reato di omissione".
Indagine sui cuccioli dal Sud: un altro caso sospetto da Caserta
Romagna Oggi, 26 agosto 2009
FORLI' - Due lettere di denuncia alle autorità sanitarie e veterinarie, una al Ministero della Salute e l'altra alle Regione Emilia-Romagna, e le carte della vicenda già passate ai reparti specializzati di Forestale e Carabinieri. Per Rodingo Usberti, dell'Ausl di Forlì potrebbe essere la classica punta di un iceberg: un traffico di animali dal Sud Italia. Un caso analogo si era verificato alcuni mesi fa con un altro cane arrivato questa volta da Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.
"Si trattava di un cane arrivato con documenti in cui non si capiva niente", continua il responsabile della sanità veterinaria. E i due casi hanno insospettito Usberti, che lancia sospetti su uno ‘strano' traffico di cuccioli dal Sud Italia: "Alcuni di questi cani si ritrovano su siti internet tedeschi, dove vengono venduti anche a 250-300 euro l'uno", spiega sempre Usberti, che ragiona: "Quando mai si acquistano i randagi?".
Inoltre, argomenta il veterinario, "se i randagi diventano un commercio nulla impedisce che si favoriscano cucciolate di randagi" o ancora che "si spaccino per randagi" cani che non lo sono e che non sono identificabili appunto perché privi di microchip.
All'origine della vicenda c'è l'arrivo, all'inizio di agosto, di un cucciolo di tre mesi da Agrigento, ufficialmente dato in affido ad una famiglia di Forlì attraverso l'associazione onlus marchigiana ‘Noi animali'. Il cane, un piccolo meticcio, non aveva il necessario microchip imposto dalla legge e la veterinaria Patrizia Magnani si era rifiutata di ‘chippare' il cane, in quanto erano già scaduti i termini di legge: il secondo mese di vita. Il rifiuto ha suscitato la viva protesta della onlus animalista che aveva coordinato l'affido e che il 5 agosto aveva ritirato diversi cuccioli all'aeroporto di Bologna, tra cui quello "incriminato".
http://www.romagnaoggi.it/forli/2009/8/18/133163/
http://www.romagnaoggi.it/forli/2009/8/25/133810/
http://www.romagnaoggi.it/forli/2009/8/26/133960/
"Si trattava di un cane arrivato con documenti in cui non si capiva niente", continua il responsabile della sanità veterinaria. E i due casi hanno insospettito Usberti, che lancia sospetti su uno ‘strano' traffico di cuccioli dal Sud Italia: "Alcuni di questi cani si ritrovano su siti internet tedeschi, dove vengono venduti anche a 250-300 euro l'uno", spiega sempre Usberti, che ragiona: "Quando mai si acquistano i randagi?".
Inoltre, argomenta il veterinario, "se i randagi diventano un commercio nulla impedisce che si favoriscano cucciolate di randagi" o ancora che "si spaccino per randagi" cani che non lo sono e che non sono identificabili appunto perché privi di microchip.
All'origine della vicenda c'è l'arrivo, all'inizio di agosto, di un cucciolo di tre mesi da Agrigento, ufficialmente dato in affido ad una famiglia di Forlì attraverso l'associazione onlus marchigiana ‘Noi animali'. Il cane, un piccolo meticcio, non aveva il necessario microchip imposto dalla legge e la veterinaria Patrizia Magnani si era rifiutata di ‘chippare' il cane, in quanto erano già scaduti i termini di legge: il secondo mese di vita. Il rifiuto ha suscitato la viva protesta della onlus animalista che aveva coordinato l'affido e che il 5 agosto aveva ritirato diversi cuccioli all'aeroporto di Bologna, tra cui quello "incriminato".
http://www.romagnaoggi.it/forli/2009/8/18/133163/
http://www.romagnaoggi.it/forli/2009/8/25/133810/
http://www.romagnaoggi.it/forli/2009/8/26/133960/
10 commenti:
Stamattina mi sono svegliata felice, assolutamente felice grazie alla azione stupenda dei due veterinari di Forlì, uno libero professionista Dr.a Magnani, l'altro dipendete pubblico dr. Usberti, ai quali va tutta la mia più assoluta riconoscenza.
Ora non mi resta che sperare che la loro azione sia contagiosa e raggiunga i loro colleghi dormienti ed anche il Ministero e le Regioni che, fino ad ora, hanno collaborato consapevolmente o meno con associazioni - nate come funghi velenosi - dedite al trasporto continuo di randadagi sia in italia che oltre confine.
Finalmente, grazie Dr. Usberti e grazie D.ssa! Finalmente è successo!Le leggi vanno rispettate! Staffette, stalli, adozioni del c.... ed aumenta il randagismo...e poi dei nostri randagi si perdono le tracce oltre confine.....Non se ne può più!
Animali trattati come oggetti, da coloro che si definiscono "volontari"! Almeno io ormai ne ho la nausea degli appelli strappalacrime che girano tutti i giorni a centinaia per fare presa su chi no ha la minima idea cosa si cela dietro a questi giri loschi.
Lorena da Pavia
Ma quei veterinari, non si possono trasferire d'ufficio a Pavia? O almeno, non possono tenere qualche lezione di morale, etica professionale e dignità ai nostri veterinari asl?
Ultimamente in internet circolano sempre più notizie di staffette fallite, cani e gatti portati dal sud al nord e poi rimasti letteralmente in mano all'ultima staffetta perchè la meravigliosa famiglia non si è presentata all'appuntamento non si ha in mano altro che un numero di cellulare che non risponde. Poi ci sono segnalazioni con la ricerca della staffetta che ha consegnato il tal cane o gatto a XYZ che ne ha già fatti morire un bel po'! Ora arriva questa notizia: una veterinaria pensa veramente al bene degli animali e non vuole entrare nel circuito degli "adottato!" "che bello" "bravi" "bravissimi" ma invece entra in quello assai più ingrato di chi si rifiuta di partecipare al gioco "spostiamo tutti i cani dal sud al nord".
Esistono anche dei professionisti per i quali morale e difesa (vera) degli animali vengono prima dei soldi. E chi l'avrebbe mai detto?
Non mollare mai, questo è il motto! Non siamo mica tutti uguali! Ma posto che pochi fanno il proprio dovere, compresi noi tutti, ci sono sempre delle eccezioni! Il cosiddetto "animalismo -volontariato" ha preso una piega delirante e molto pericolosa tale che è ora di fermarlo!
Grazie al Dr. Usberti ed alla D.ssa Magnani! Grazie!
Ora che il vaso di Pandora è stato scoperchiato...
mi auguro che tutti i mali colpiscano chi traffica e chi non vuole vedere i traffici!!
Hai ragione, Lorena, di veterinari così ne servirebbero... e non solo come veterinari!!!!!
Adesso, è più che mai fondamentale continuare perchè Forlì sia solo il primo caso di un risveglio delle coscienze (ovviamente, di coloro che l'hanno!!), esempio per tutti i luoghi italiani di partenza, stallo, destinazione (più o meno finale).
L'unica cosa necessaria per il trionfo del male è l'inerzia dei buoni. (E. Burke)
... si vede che il non essere stati inerti sta portando i suoi frutti. Continuamo nella battaglia, con i nostri nuovi alleati conquistati, i due grandi veterinari di Forlì.
Vorrei considerare i fatti di Forlì la base di un iceberg ed augurarmi che finalmente sia giunta l'ora di un risveglio totale. Troppi animali hanno e stanno perdendo la vita solo per uno sporco gioco di cui si fanno autori personaggi legati fra loro in nome di un'associciazionismo da due soldi che verte più che sul benessere dei quattrozampe sul vanto personale di voler a tutti i costi dimostrare la propria bravura nel locare più animali possibili. Stalli, staffette, continui spostamenti sino a perdere ogni traccia di musi innocenti ai quali sicuramente è stata tolta la possibilità di morire nella propria terra ma per molti dei quali si sono aperte le porte del vero inferno. Plauso quindi all'equipe del Dottor Usberti ed augurio che Ministero, Regioni, Province e tutti gli organi preposti alla tematica del randagismo possano finalmente aprire gli occhi e togliersi le bende dagli orecchi e porre fine alla violenza dei traffici costringendo Sindaci ed associazioni locali a combattere localmente per arginare, migliorare e debellare il fenomeno a cui sono legati gli animali.
Si Aquila Nera è proprio ora che tutti coloro che devono applicare e fare applicare le leggi si sveglino dal loro lunghissimo torpore. Coloro che combattono da 20 anni contro i traffici sono invecchiati, ma non hanno perso la grinta e non hanno mollato mai ed ora sono pieni di gratitudine verso i due stupendi veterinari di Forlì!
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