Sta a ciascuno di noi rimanere con gli occhi aperti per non perdere queste tracce per essere consapevoli, e non burattini manovrati senza capacità critica.
Su questo blog c'è qualche traccia, il resto non dovete mai smettere di cercarle voi.

venerdì 30 maggio 2008

L'ultimo grande polmone della terra da salvare

Indios dell'Amazzonia appartenenti ad una delle ultime tribù mai venute in contatto con la civiltà sono stati fotografati da un elicottero mentre, colorati di rosso vivo, brandiscono arco e frecce contro chi li sta riprendendo.Hanno archi e frecce puntate verso l'alto, li chiamano primitivi, ma vivono in simbiosi di rispetto con la natura.
Le fotografie della tribù, scattate al confine tra Brasile e Perù, sono una delle rare prove dell'esistenza di gruppi del genere a rischio di estinzione in Amazzonia, a causa dell'abattimento delle foreste, dunque dell'habitat per sopravvivere.


L'Amazzonia è l'ecosistema più ricco al mondo di biodiversità: ospita circa 60.000 specie di piante, 1.000 specie di uccelli e oltre 300 specie di mammiferi. Il Rio delle Amazzoni ospita 2.000 specie di pesci d'acqua dolce, oltre a mammiferi acquatici come il delfino rosa e la lontra gigante. La foresta amazzonica è inoltre abitata da 20 milioni di persone. Tra queste ci sono 180.000 amerindi e molti cabocli - tradizionali abitanti della foresta, discendenti da amerindi e portoghesi.

La sopravvivenza di questi popoli dipende dalla foresta che, oltre ad avere un ruolo importantissimo sul piano culturale, assicura loro cibo, riparo e medicine.
Le multinazionali del legname stanno minacciando l'integrità di questa terra meravigliosa.

Dopo aver esaurito le foreste del Sudest Asiatico e dell'Africa Centrale, le grandi compagnie asiatiche, nordamericane ed europee si stanno ora spostando sull'Amazzonia brasiliana, attratti dall'incredibile volume di legname presente in Amazzonia, circa 60 miliardi di m3.
Si tratta di compagnie dotate di grande potere economico, alcune delle quali con consolidata fama di abusi sociali e ambientali, compagnie che hanno sedi in molti Paesi anche Europei come Francia, Svizzera, Germania etc….
Fino ai primi anni '70, il 99 % della foresta amazzonica era ancora intatto. Alla metà degli anni '80 il 13,7 % era compromesso: in appena tre decenni, sono stati distrutti più di 55 milioni di ettari di foresta, l’equivalente di una regione vasta quanto la Francia.


Nel corso degli ultimi decenni la quota amazzonica nella produzione di legname del Brasile è salita dal 14 % all' 85 %, tanto che solo nel 1997 la regione ha fornito almeno 28 milioni di mq di legname. Fonti ufficiali ammettono che l'80 % di tale produzione è illegale. Ma anche l'estrazione considerata legale è altamente distruttiva: impiega tecnologie inadeguate così che due terzi del legname viene sprecato.
Molto spesso, dopo il taglio degli alberi, la residua foresta è data alle fiamme e sulle sue ceneri vengono seminate piante erbacee a crescita rapida, la cui natura infestante impedisce la crescita di nuovi alberi. Ma anche i pascoli spesso durano poco: in breve tempo il sottilissimo manto fertile della foresta si consuma senza rigenerarsi e, priva della protezione dei rami, l'umidità viene asciugata dal sole lasciando spettrali distese di argilla rossiccia.
Uno scenario che rischia di diventare generalizzato. Fino ad oggi l'estrazione di legname è stata finalizzata prevalentemente al consumo interno brasiliano. Ma il mercato sta mutando.

La crisi finanziaria asiatica ha accelerato lo spostamento delle grandi compagnie verso il Brasile e al tempo stesso la svalutazione della moneta brasiliana, il Real, ha reso economicamente competitivo il legname brasiliano sul mercato internazionale, tanto che si prevede un aumento del 20% dell’ esportazione.

Se non si ferma questo scempio disastroso, si avranno conseguenze terribili con aumento insostenibile dell'effetto serra come è già sotto i nostri occhi, diminzone dell'acqua potabile, morte di migliaia di eseri in un territorio ancora in equilibrio nell'ecosistema, ma ancora per poco.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'uomo "civilizzato" si comporta come uno straniero che prende dalla terra quello che gli serve senza preoccuparsi di quanto danno sta producendo, anche contro il suo stesso interesse. Priva i suoi figli di un futuro vivibile e dimostra di non essere per nulla nè civile nè intelligente.

Anonimo ha detto...

Che tristezza, che futuro avranno le generazioni future?
Immaginate la terra con deserti immensi... e basta...
Ecco dove ci porta il "progresso" in nome del denaro...
Ma che civilizzati....la civiltà è una balla galattica..
Siamo sulla buona strada della desertificazione.
Io spero solo che non ci sarò più...