La Cronaca20 aprile 2010
“Animali torturati e uccisi con violenza”
L’agghiacciante relazione del perito scelto dalla Procura
Somministrazione di Pentothal Sodium senza alcuna necessità, crudeltà, violenze e torture sugli animali, falsità sui certificati di morte. Di questo ed altro parla la perizia del dottor Rosario Fico, dell’Istituto Zooprofilattico di Grosseto, l’esperto incaricato dal giudice Clementina Forleo di eseguire l’autopsia sulle 32 carcasse di cani e gatti sequestrate il 3 marzo dello scorso anno dai carabinieri del Nas dalle celle frigorifere del canile di Cremona. Oggi stesso il responsabile dell’Unità specialistica di medicina forense veterinaria illustrerò al giudice Pierpaolo Beluzzi le cause della morte di ciascuno dei 32 animali esaminati (25 cani e 7 gatti), tutti ospiti della struttura comunale di via Casello. 12 cani su 25, secondo i risultati della perizia, sono stati uccisi con il farmaco anestetico Pentothal Sodium “senza che vi fosse necessità”.
Lo stesso medicinale, usato nell’induzione dell’anestesia generale, è stato somministrato, sempre senza motivo, anche su 2 dei 7 gatti che il perito ha esaminato. I 12 cani e i 2 gatti uccisi, in sostanza, non erano affetti da patologie tali da giustificare la loro soppressione. Tracce di Pentothal Sodium sono state trovate nel fegato degli animali, scelto come “organo d’elezione per la ricerca post mortem delle molecole dei 2 farmaci” (Pentothal e Tanax). “Il che vuol dire”, è scritto nella relazione, “che ad alcuni animali esaminati possono essere stati comunque somministrati i farmaaci in questione, ma per vari motivi, ad esempio il tempo intercorso tra l’iniezione e il blocco cardiaco, o un dosaggio troppo basso del farmaco, la quantità di sostanza presente nel fegato era al di sotto del limite di rilevabilità del metodo”. Il dottor Fico, nelle autopsie, ha quindi considerato tutti gli animali che riportavano valori di medicinali “killer” superiori a 3,7 mg/kg per il Tanax e 4,2 mg/kg per il Pentotal. Questi valori, per l’esperto hanno dato la certezza assoluta della somministrazione della sostanza. “La corretta applicazione dell’eutanasia (morte dolce)”, spiega nella perizia ilo dottor Fico, “prevede la perdita di coscienza seguita dall’arresto cardiocircolatorio e dalla perdita delle funzioni cerebrali. Una buona tecnica deve minimizzare il dolore, lo stress e l’ansia che gli animali possono provare”. Tutto ciò, per l’esperto, non è avvenuto nel caso del canile di Cremona.
“Il Pentothal, qui utilizzato per la soppressione”, è spiegato nella perizia, “è un farmaco registrato per l’induzione dell’anestesia generale da mantenere con anestetici gassosi, oppure per l’anestesia generale di breve durata (10, 20 minuti). In un protocollo di eutanasia, l’uso del Pentothal è previsto solo come anestetico profondo da somministrazione prima dell’iniezione letale di Tanax, e non come farmaco esclusivo per causare la morte dell’animale. Il Pentothal non è un farmaco registrato come eutanasico, e pertanto averlo usato a tale scopo non è legittimo. Negli animali ai quali è stato somministrato il Pentothal non sono risultate essere in atto, al momento della morte, patologie tali da giustificare la loro soppressione. Pertanto gli animali sono stati soppressi, sia in violazione della normativa vigente che per quanto riguarda la mancanza di requisiti di legge”.
In molti casi, dunque, cani e gatti sono stati uccisi “senza una motivazione legittima e dopo aver subito un traumatico contenimento fisico”. “Alcuni animali soppressi con il Pentothal”, è scritto nella perizia, “ presentano lesioni e traumi sottocutanei localizzati alle estremità di tutti e quattro gli arti, compatibili con il tentativo di legarli nel forzato contenimento fisico, pare con l’uso di corde o cappi appena prima dell’iniezione letale”. “L’immobilizzazione fisica”, scrive Fico, “è stata violenta, tanto da causare ecchimosi, ematomi ed emorragie in gran parte della superficie degli animali appena prima della loro morte”. Un cane, addirittura, è morto in seguito alla “conseguenza di un tentativo di contenimento fisico effettuato con violenza”. “In questo caso”, secondo l’esperto, “probabilmente l’animale è morto per lo choc prima che gli venisse praticata l’iniezione letale”. 5 cani, invece, “sono morti in conseguenza dello choc determinato da profonde ferite inferte da altri cani”. Tra questi, anche un cucciolo morto sbranato. Di episodi di aggressioni tra animali avevano parlato anche le volontarie, che a suo tempo, sentite in sede di indagine, avevano raccontato raccapriccianti episodi di animali di piccola taglia, anche cuccioli, sbranati da altri di grosse dimensioni dopo essere stati messi insieme nei recinti. “Altri cani”, è scritto nella relazione, “sono morti nel tentativo di dincolarsi dai lacci, rimanendone vittime”. Non solo: nella perizia si parla anche di certificati di morte che raccontano di animali deceduti “in stato comatoso in seguito ad ictus”. Una causa, questa, smentita dall’autopsia di Fico, nella quale “l’esame necroscopico non ha evidenziato alcuna lesione al cervello”. “È quindi evidente”, conclude l’esperto,” che è stato dichiarato il falso sulle cause di morte di alcuni animali”.
Oggi tutto questo verrà spiegato al giudice Beluzzi, che due anni fa, all’inizio dell’inchiesta sulle presunte uccisioni e maltrattamenti contro gli ospiti del rifugio di via Casello, aveva rigettao la richiesta di archiviazione e ordinato alla Procura nuove indagini.
Nell’inchiesta, indagati ci sono Maurizio Guerrini e Cheti Nin, i due ex responsabili dell’Associazione Zoofili cremonesi, difesi dai legali Marco Soldi, del foro di Cremona, ed Ennio Buffoli, di Brescia, la veterinaria Michela Butturini, assistita dall’avvocato Alessandro Nolli, e due volontarie, Laura Gaiardi ed Elena Caccialanza, difese dal legale Stefania Amato di Brescia. Tutti devono rispondere dei reati di uccisione e maltrattamento di animali, esercizio abusivo della professione medica, abbandono di animali e abuso d’ufficio. Indagati anche due veterinari, il dottor Aldo Vezzoni, di Cremona, e il collega di Madignano Graziano Pengo. Per l’accusa, Vezzoni avrebbe firmato ricette di quantitativi sproporzionati di Pentothal Sodium. Il professionista, medico di riferimento scelto dall’Associazione Zoofili cremonesi nella gestione del canile, avrebbe fornito parte del grosso quantitativo dei farmaci senza poi verificarne l’utilizzo.Il dottor Pengo, invece, avrebbe certificato la morte mai avvenuta di decine di cani. Nell’eventuale processo, la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, rappresentata dall’avvocato del foro di Milano Gianluca Scagliotti, ha già fatto sapere di avere intenzione di costituirsi parte civile.
Sara Pizzorni
Il sequestro del canile di Cremona è avvenuto ai primi di marzo del 2009: http://traccediverse.blogspot.com/2009/03/animali-uccisi-e-maltrattati.html?showComment=1271849704175. Ora, un anno dopo lo svelamento (sempre troppo tardivo) dei massacri, la relazione del perito della Procura cattura naturalmente l’attenzione di tutti. L’orrore delle descrizioni è quasi insostenibile, dunque attenzione. Attenzione a non lasciarsi coinvolgere, perdendo così di vista il nucleo della questione. Che si riassume in una domanda: perché?
Il rosario di reati consumati alla bell’e meglio (per anni e anni, non lo scordiamo), con uccisioni arrangiate, con farmaci approssimativi, tutto pur di ammazzare in fretta e in quantità, era fine a se stesso? Vorremo credere a un vortice di follia assassina che avrebbe inghiottito tutti i partecipanti a questa macelleria? Dovremmo chiedere l’infermità mentale collettiva?
In un canile gestito negli anni da più associazioni (quella attuale è solo l’ultima), aperto ad arrivi da tutta Italia, appoggiato a professionisti che non solo fornirebbero in quantità industriale anestetici destinati a uccidere, ma farebbero anche l’inverso certificando morti mai avvenute (dunque rendendo invisibili e disponibili per altri scopi decine di cani), qual è la ratio, qual è il sistema organizzato del quale qui sembra di vedere soltanto uno dei pilastri di sostegno – forzatamente nascosti e clandestini – e in cui, forse, personaggi ancora in ombra hanno recitato ciascuno la sua piccola parte?
Non lasciamoci affascinare dall’orrore. Cerchiamone le cause, che temiamo siamo molto più fredde e ciniche. E non dimentichiamo che Cremona, a quel che pare, non è che un nodo di una diabolica ragnatela.
Immagine: La Cronaca 20.4.2010





