Sta a ciascuno di noi rimanere con gli occhi aperti per non perdere queste tracce per essere consapevoli, e non burattini manovrati senza capacità critica.
Su questo blog c'è qualche traccia, il resto non dovete mai smettere di cercarle voi.

martedì 26 gennaio 2010

Randagio? Meticcio? Prego: Random Source 2

Veniamo a noi allora, perché non c’è chi non sappia che affrontare il discorso “ricerca” per gli Stati Uniti vuol dire, naturalmente, parlare della ricerca in Europa: parametri e protocolli sono gli stessi, anzi sono tout court quelli americani. E sono le stesse anche le necessità pratiche ed economiche. Il mondo della sperimentazione è un villaggio globale.

Ci sono in Europa i B dealers per la ricerca? Ci sono eccome, col loro esercito di bunchers (avevamo già il nostro Dealing Dogs. È lo svizzero Tiere in der Forschung di Mark Rissi, del 1992, diciotto anni portati benissimo: http://traccediverse.blogspot.com/2008/07/sofferenza-sino-al-tavolo-del.html). Sono accettati? Lo sono eccome: non da tutti, ma da chi conta. E fanno parte di un sistema così profondamente incardinato in quello dell’economia e della politica da rendere arduo anche solo il discuterlo – almeno per ora. L’Europa degli animali di classe B, quella ricca, industriale, trainante, è soppressione, commercio, sperimentazione. Su questo zoccolo duro fluttuano leggi e provvedimenti che suonano spesso assai bene… confermando una pratica che va in tutt’altra direzione, magari con l’aiuto di qualche escamotage ufficiale o ufficioso, quando bisogna fronteggiare pretese contrastanti fra loro. Pur di soddisfare esigenze che rispondono a quella parola d’ordine… il bisogno urgente e crescente di cani.


Come dopo l’entrata in vigore del Tierschutzgesetz tedesco, un bel repertorio di acrobazie legislative. Dagli anni ’80, in sostituzione del lavoro diretto di accalappiatori che rifornivano i laboratori, suscitò l’avvento di una miriade di “associazioni” modellate sull’importazione di animali di classe B dai Paesi meno industrializzati e sul loro commercio. Il quale, guarda un po’, è perseguito in Germania solo quando non rispetta le norme sul buon trattamento degli animali (per il resto è perfettamente integrato nel sistema economico tedesco, tanto da ricadere sotto il pagamento dell’IVA sulle vendite).

Ovviamente tutto questo porta con sé un totale cambiamento del linguaggio. Così, se si parla di Tierschutzvereine, si parla anche di Vermittlung: piazzamento, mediazione… in una traduzione mirata, affido. E “salvataggio” si chiama il prelievo a buon mercato della merce. È un lavoro come un altro, basta intendersi. Come insegnava Giulietta a Romeo, la rosa anche con un altro nome ha sempre lo stesso profumo.

Dal canto loro, i Paesi meno industrializzati si adeguano come un guanto alla mano: accolgono i centri di raccolta del commercio estero, lasciano sviluppare le attività locali di supporto, moltiplicano la popolazione canina, minuettano sull’applicazione delle leggi. Qualcuno spinge lo zelo a proclamare l’indispensabilità di questi benevoli interventi, come richiede la parte.
La ragnatela delle rotte commerciali che dal Mediterraneo, dai Balcani e dalla Russia, dall’Africa e dall’Asia portano nell’Europa del Nord la conosciamo. Conosciamo l’intreccio di filiali e agenzie fra associazioni di Paesi diversi (alcune con sito bilingue, o direttamente tedesco) e sempre più spesso ci imbattiamo nell’appoggio dato loro da generose fondazioni scientifiche. Vogliamo accennare per completezza ai rapporti di sinergia fra associazioni di Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti nella gestione dei bacini di prelievo? Vogliamo aggiungere che associazioni americane si spingono a salvare cani e gatti greci e turchi e che loro consorelle tedesche allungano la mano fino in America latina, come certamente già si fa e si farà dagli Stati Uniti?

La Convenzione di Strasburgo sulla protezione degli animali da compagnia fu siglata nel 1987, quando l’Unione Europea non esisteva ancora. Per la sua stessa natura di accordo fra parti diverse, si guardava bene dal toccare più di tanto certi interessi e necessità di singoli Stati o di gruppi di Stati. Purché gli animali non soffrano troppo, si tiene fuori dal tema della sperimentazione e da quello della soppressione fatta per motivi, diciamo così, pratici (basta leggere l’art. 11: Uccisione). Per la stessa ragione le è estraneo anche il tema dei traffici di animali, e più che mai quello dei commerci di randagi e del mondo oscuro che si portano dietro. Perché non fu affrontato? Perché, diciamo ancora così, non ce n’era motivo. Finché si scherza si scherza, ma queste son cose serie.

Chi si fosse proposto norme più rigorose non aveva che da adottarle nelle singole legislazioni nazionali (art. 3).
La storia successiva però è quella dell’Unione Europea, e l’Unione non fa più convenzioni ma pianifica una politica d’intervento – e anche di non intervento – in modo da omologare il comportamento dei vari Stati su un tessuto economico comune. E così le carte, a sparigliarle oggi, fanno saltar fuori due eccezioni (cioè, dal punto di vista dell’Europa, due anomalie): la Grecia e l’Italia. La prima aveva già emanato la legge di protezione degli animali 1197/1981, poi rifusa nella 3170/2003. La seconda, giusto un anno prima della nascita dell’Unione, aveva emanato la legge quadro 281/1991. In entrambi i Paesi, niente più cessione dei cani dei canili per la sperimentazione, niente più soppressione, bilanciamento con una più o meno stretta pianificazione delle sterilizzazioni e dell’anagrafe canina. Lodevole, innovativo, audace. Il risultato? Moltiplicazione dei randagi, canili allo sbando, e un commercio già losco che si adatta tranquillamente ad acquisire le modalità del traffico (solo entro i confini dei due Paesi, perché una volta passata la frontiera svizzera, austriaca o tedesca tutto va a posto). Cattive leggi? No: leggi inapplicate, o concepite per non essere applicate. Fluttuazioni risonanti in superficie, mentre la pratica, che è condizionata da ben altre esigenze, continua ad andare in tutt’altra direzione. Non per nulla le proteste contro i traffici di chi onestamente tutela gli animali non hanno mai prodotto più che circolari o direttive ministeriali, apprezzate quando si scherza e ignorate con discrezione quando si fa sul serio.

Nel frattempo il business del randagismo è diventato uno dei più floridi settori economici nel campo della fornitura di beni e risorse, sorpassando a livello europeo (ampiamente, crediamo) l’import-export dei cuccioli di razza. Solo che in Italia, dove non è regolamentato come tale e quindi deve funzionare sotto mentite spoglie, si organizza da sé secondo la legge della giungla. Da un lato la necessità di escogitare slalom continui fra (e fuori di) regole che non gli appartengono, di piroettare fra identità cangianti, di sapersi rafforzare con joint ventures con partner esteri, di insinuarsi accortamente fra o negli organi di controllo di ogni livello produce una selezione naturale: solo i forti, i furbi e i coalizzati governano la barca. Ai remi stanno quelli con la sindrome di Noè, i patiti e i manovali dell’animal hoarding, i corrieri, i fattorini e gli anarchici del cosiddetto animalismo. Ma per la stessa ragione di fondo si è prodotta anche una vera guerra dei clan: scippi, arrembaggi e rapine tra affaristi di ogni genere ed etichetta; B dealers veri e mascherati in concorrenza spietata per strapparsi i rispettivi settori imprenditoriali; avventurieri alla conquista di ghiotti settori di traffico. Traffico in partenza ma, attenti, anche in transito. Sotto gli occhi delle forze dell’ordine e degli organi giudiziari che si muovono senza saper troppo dove andare, senza strumenti e soprattutto senza il sostegno del legislatore, e quando hanno la percezione certa e disperata dell’illecito sono costretti ad affidarsi alla più fragile delle bussole, quella che in uno Stato di diritto non avrebbe ragione di esistere: la sensibilità personale degli addetti al controllo e alla repressione.

È in questa situazione che l’Italia si appresta alla ratifica della Convenzione di Strasburgo, e si vede. Il ddl del Ministero della Salute che è ora in discussione è più ampio della Convenzione, perché molte cose sono successe nel frattempo. Infatti si parla finalmente, come di una gran novità, di traffici di animali da compagnia… cioè dell’importazione illegale di cuccioli dall’Est. Punto. Perché? ma perché, continuiamo a dire così, non c’è motivo di parlare d’altro. Finché si scherza si scherza… con quel che segue, ed è stato impeccabile Franco Frattini, ministro degli esteri e già vicepresidente della commissione europea (nonché, dicono, osservatore attento del problema randagismo nell’Unione), a raccogliere e rilanciare pari pari, in Italia e fuori, il messaggio confezionato in questo “reato di traffico illecito di cani e gatti” bell’e dimezzato.
Messaggio ricevuto. Forse, allora, è il momento buono per porsi seriamente qualche domanda sulla funzione e specialmente sul senso della protezione degli animali. Non quella piagnucolosa e cinguettante, e neanche quella talebana e autogestita, che sono solo il rovescio di una gran brutta medaglia. Men che meno però quella che per inseguire prima di tutto la conservazione di se stessa, come ormai avviene delle grandi associazioni in tutto il mondo, indulge volentieri al compromesso mascherandolo (male) sotto la comunicazione ad effetto. A noi sembra che abbia senso quella che fa appello non all’amore, ma al rispetto e alla tutela dei diritti e che segue con saggezza, fermezza e indipendenza il cammino di una legalità senza finzioni, furbizie, travestimenti e complicità. Vorremmo che quest’altro messaggio, il nostro, fosse ben capito da tutti quelli che siedono in buona coscienza al tavolo di lavoro aperto dal Ministero della Salute sulle camionate di animali esportate oltreconfine “per adozione”. Degli altri non ci importa, sappiamo già tutto.
Altrimenti ci si dica chiaro e tondo che lo spirito delle leggi italiane, che ci sono anche se possono essere state fatte per far fare bella figura a qualcuno e che (citando dalla petizione dell’ENPA) sono “le più avanzate d’Europa”, è una deviazione, che bisogna adeguarsi al quadro economico dell’Unione e passarle fra i residui arcaici come il cioccolato col cacao e i formaggi artigianali francesi. Come si diceva, basta intendersi. Semmai spieghiamolo anche alle “persone e associazioni stimate e credibili” che quello che abbiamo detto qui lo dicono in Germania, e quindi sono al disopra di ogni sospetto.

Questo blog non ha mai dato rilievo particolare alla sperimentazione fra le destinazioni degli animali razziati nel nostro Paese, perché sa quanto sia ampio il ventaglio dei loro usi e consumi commerciali. Può darsi che d’ora in poi lo faccia, dato il bisogno urgente e crescente di animali per l’attuazione del progetto europeo REACH per i test di tossicità di decine di migliaia di composti chimici.
Ma in confidenza, questo post l’abbiamo scritto perché i bene informati la piantino almeno di bersagliarci di bullshit (N.d.T. stronzate) sull’uso esclusivo di cani di razza, purpose bred, per la sperimentazione.

http://traccediverse.blogspot.com/2009/09/protezione-animali-piu-iva.html
http://traccediverse.blogspot.com/2009/11/germania-il-gorgo-infinito-dei-cani.html
http://www.tierfreunde-ohne-grenzen.com/index_de.php?cat=5
Convenzione di Strasburgo:
http://traccediverse.forumattivo.com/tutela-animali-documenti-e-normativa-f10/convenzione-europea-per-la-protezione-degli-animali-da-compagnia-13111987-capp-1-3-t15.htm
http://traccediverse.forumattivo.com/tutela-animali-documenti-e-normativa-f10/convenzione-europea-per-la-protezione-degli-animali-da-compagnia-13111987-capp-4-7-t16.htm

21 commenti:

Anonimo ha detto...

L'autore di questo "pezzo" ha sintetizzato con chiarezza spaventosa quanto avviene in realtà e quanto marcio esista nelle varie presunte associazioni di protezione degli animali e anti vivisezione e nei politici con i quali fanno baluardo: anche un bambino capirebbe che è impossibile che tutti questi animali possano essere amorevolmente accolti in famiglie straniere...

Admin ha detto...

Penso che non c'è spazio per nessun equivoco, esiste uno spaventoso commercio di randagi sotto la copertura "protezionista" inutile giraci intorno.
Un commercio così redditizio che non può essere casuale ma studiato in ogni minimo dettaglio, specialmente di comunicazione mediatica, di una rete capillare che opera senza sosta.
Chi può ancora credere alle adozioni oltre confine? Chi può credere che nonostante il problema randagismo, ci sia il nord Europa ad accogliere così tanti randagi?
E' una favola che non regge più, sopratutto perchè allla base c'è una richiesta enorme e continua di randagi, come dimostra questo documento, non per adozioni felici con il cane sul divano bianco, ma per altri scopi.Tutto ciò non mi stupisce, ci sono persone etichettate come pazzi che lo dicono da decenni,ma le Associazioni di protezione animale hanno sempre ignorato questa piaga, come mai? Come mai invece parlano esclusivamente del traffico (deplorevole e che va combattuto certo) dei cuccioli di razza dall'est verso l'Italia?
Forse perchè verso questo fenomeno c'è meno ipocrisia ed è più chiara la figura del trafficante?
Una cosa è certa, bisogna farsi serie domande su cosa rappresenta e come operano le associazioni protezioniste, e del perchè il numero dei randagi in Italia invece di diminuire, nonostante una 281 esemplare in Europa, è in aumento.
Stando così le cose,leggendo questo documento esplicativo, il dubbio che il numero alto di randagi è voluto è inevitabile....

Anonimo ha detto...

Esatto Admin: siamo di fronte ad una mafia del randagismo che non deve finire mai!

Giulia ha detto...

Sì, spesso la legge sembra perfetta, ma poi manca di ciò che servirebbe per applicarla a dovere e non ha una visione totale del problema.

Ma semplicemente perché VOGLIONO che sia così! Chi??

Chi vuole avere meno da fare possibile, pestare meno piedi possibili (soprattutto se di ricchi e influenti personaggi), farsi bello trovando qualche decina di cuccioli ogni tanto - cuccioli e non adulti, perché sono più teneri, in TV vengono meglio, chi li traffica godrà del pietistico commentino di condanna senza che questo impedisca alla notizia di essere subito rimossa, a meno che non ci si proponga per adottare il cucciolino di razza sequestrato, che sarà certo più a buon mercato di quello dell'allevatore o del negoziante (che magari l'avrebbe comunque preso dall'Est).

Anonimo ha detto...

Brutta cosa, l'omologazione... soprattutto, quando è fatta verso il basso e verso il minimo possibile!!
Trattandosi non di 'opere di misericordia' ma di affari, bisogna tenere conto della concorrenza, stabilendo basi uguali per tutti coloro che vogliano dedicarsi al business in ogni parte d'Europa. Stiamo attenti che non tocchino anche i pochi 'privilegi' dei nostri cani e gatti!

Thelma ha detto...

Gli occhi delle forze dell'ordine spesso sono socchiusi o volti altrove, gli organi giudiziari cercano di muoversi (per non parere immobili) ma più che altro girano su se stessi, il legislatore presenta grandi scatole dal contenuto minimo, puzzle cui manca sempre qualche pezzo.
... ovviamente, con qualche eccellente ed encomiabile eccezione (troppo rara!).

Anonimo ha detto...

Complimenti all'autore del pezzo! Utilissimo per chi ancora non avesse capito.
E' la spaventosa crudele realtà che troppi non vogliono vedere e di cui tanti altri che ne hanno fatto il loro "mestiere", ne approfittano. Ecco perchP mi fà andare in bestia quando gli stranieri parlano in continuazione di canili lager italiani e che tutti coloro che ne gestiscono, lo fanno solo per arricchirsi. La rabbia e la violenza con la quale si sbandierano falsi appelli ed attacchi la dice lunga....
Leggete qui e vedete la protesta appena partita in Germania contro l'Italia:
http://www.etn-ev.de/index.php?module=projects&index[projects][action]=details&index[projects][data][projects_id]=76&index[projects][category]=14

Ringhio ha detto...

Bah, credo di averne letti già sei o sette di questi manifesti... certo che quanto a fantasia sono messi male, poveracci. Qualche anno fa la Tierschutzliga titolava "Bella Italia. Kein Paradies für Tiere". Suggeriamogli qualche ufficio di propaganda più efficiente, anche se a pensarci questa deve fare sempre effetto alla famosa casalinga di Solingen.
Stanno partendo con le divisioni corazzate, eh? Effetti della crisi economica?

Anonimo ha detto...

Mi chiedo: questa gente non ha un lavoro .. cioé è questo il loro lavoro!! Ma nessuno ci riflette? Come fanno a vivere senza lavorare, se trasportano animali a destra e manca sino all'estero? Mandano animali anche via aerea, e costa tutto!

Anonimo ha detto...

sì effetti della crisi economica e di altro...si vede che hanno problemi.. e quando è così, la tattica è l'attacco. Effettivamente i manifesti sono sempre uguali da anni, anche quando furono bloccati i carichi dei cani greci in Italia..

Ringhio ha detto...

Al penultimo Anonimo: certo che l'hanno il lavoro, è questo.
Alla luce di questa analisi spariscono tutte le ambiguità e i fatti inspiegabili nei quali ci siamo imbattuti così spesso, comprese tante risposte sconcertanti da parte delle autorità. Credo che questo debba aiutarci a fare un passo oltre, a smettere di stupirci e scandalizzarci e a considerare freddamente la situazione così com'è. L'Italia è un'eccezione, ma solo dal punto di vista formale. La norma generale è un'altra e la conoscono tutti.

Anonimo ha detto...

A proposito di "tutti"... mi è piaciuto molto l'accenno alla lotta fra B dealers veri e B dealers mascherati. È proprio così! Quello che chiamiamo "marcio" nelle associazioni di protezione animale è marcio appunto perché dicono di proteggere gli animali, e intanto cercano anche di scippare il mercato dei commercianti di animali. I loro avversari, i commercianti, dall'epoca del sequestro-scippo Guberti attaccano in blocco quelli che chiamano "animalisti", cioè tutti, buoni e cattivi, a ogni minima occasione, distorcendo anche la verità, perché anche loro hanno un progetto, anche se hanno cominciato a farlo per difendersi. Anche loro vogliono il mercato degli altri e per loro la cosa è normale, perché è il loro mestiere dichiarato. Denunciano i traffici e fanno bene, visto che non lo fa chi dovrebbe. Ma tutelerebbero gli animali? Ricordiamo che quello dei canili è sempre un business, che in tutta Europa è ufficiale. Io mi spavento quando vedo quanta gente casca in questo gioco. Vogliamo strappare gli animali ai trafficanti per passarli in quelle dei commercianti?

Anonimo ha detto...

Eh sì ultimo anonimo, hai spiegato benissimo qualìè la realtà abberrante ce ci circonda. Gli animali danno soldi e solo questo a stà gentaglia interessa, "animalisti" compresi.
All'inferno più profondo tutti, quell'inferno che fanno vivere a tutti gli animali che dicono di "salvare".

Anonimo ha detto...

Avete letto quanto pubblicato su ANMVI OGGI: il ministero della salute, ed ora del traffico, apre ai traffici di cani randagi equiparando gli animali d'affezione a quelli da reddito, da macello, ai pezzi di animali, agli sperma ed ovuli ecc...
ricordate tutto questo quando andrete a votare...

Anonimo ha detto...

Questo è l'indirizzo dell'articolo ANMVI:
http://anmvioggi.com/10737/29-01-10/movimentazione-di-cani-interventi-del-minsal

Pippo ha detto...

E' uno schifo che i randagi siano merce tranquillamente esportabile!!

Anonimo ha detto...

Quanto stanno concordando al Ministero certe associazioni "animaliste" è veramente un tradimento di chi ha firmato una petizione contro le esportazioni (promossa da una delle associazioni là presenti!!).

Anonimo ha detto...

Facciamoli i nomi degli invitati al tavolo: ENPA, LAV, Lega del Cane. Più i rappresentanti dei servizi sanitari solo di alcune regioni. Più... la Lega Pro Animale di Dorothea Friz. Esportatrice. Invitata.
Adesso capisco quanto è vero il post che commentiamo.

Anonimo ha detto...

Che c'azzecca invitare la Lega Pro Animale??? Risulta forse che una qualsiasi associazione italiana sia stata invitata al tavolo decisionale di un qualsiasi paese europeo?? Povera Italia senza orgoglio, sempre pronta a farsi commiserare e chiedere aiuto per risolvere i propri problemi! Da ora in poi il traffico sarà lecito e con l'italica benedizione. Che vergogna!

Anonimo ha detto...

Perché l'ENPA ha promosso una petizione contro per poi giungere ad un accordo a favore?

Anonimo ha detto...

Vi racconto cosa mi è stato riferito anni fà da un attivista tedesco:
In Germania sino agli anni ottanta, ogni cittadina aveva un accalappiacani, che era un normale dipendente comunale. Tutti i cani e gatti accalappiati venivano venduti o direttamente agli stabulari o a commercianti di animali. Quando è entrata in vigore la prima legge sulla protezione animale, naturalmente tale figura nonpoteva più esistere ufficialmente.... Quindi, con le associazioni animaliste si è ovviato e sostituito l'accalappiacani....
Compris?
e qui si spiega anche come mai i rifugi e le associazioni ed i posti di stallo che vogliono fare da intermediari per "l'adozione" (io la definirei piuttosto "vendita" visto che si paga un prezzo prestabilito e ci pagano anche l'IVA), devono avere la licenza per il commercio di vertebrati...
Ecco perché non vogliono che nei paesi del Sud e dell'Est gli si chiudano i rubinetti....
Prendono animali già cresciuti, vaccinati e sterilizzati a spese dei contribuenti dei paesi dove li vanno a prelevare...