Ricordate la questione del rifugio di Hornberg nel Baden-Württemberg, sbandierato dalla multinazionale dell’import-export come un modello dal quale imparare? riprodotto in giro per l’impero dell’organizzazione che, inseguendo la miseria degli animali, “non conosce frontiere” (et pour cause…), fino all’esempio più recente di Assisi, a edificazione e insegnamento per gli altri Paesi? difeso con vera rabbia contro i detrattori, al punto da lasciar insinuare sulla stampa italiana che le autorità tedesche sarebbero influenzate o corrotte, solo per aver voluto compiere il loro dovere? Tracce Diverse ha seguito la vicenda dall’inizio:
http://traccediverse.blogspot.com/2008/08/chiusura-tardiva-commercio-di-animali.html
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Schwarzwaelder Bote
Il rifugio per animali ora è una storia conclusa
Il rifugio per animali ora è una storia conclusa
23.11.2009
Reichenbach. Il rifugio gestito in passato dall’associazione Pro Animale presso la fattoria della contrada di Reichenbach a Hornberg è ormai storia definitivamente chiusa. Venerdì scorso [23 novembre N.d.T.], nel processo presso il Tribunale amministrativo di Friburgo, l’associazione ha ritirato il ricorso che aveva presentato contro la chiusura della struttura, ordinata dall’Ufficio di Presidenza del circondario di Ortenau. Il Tribunale ha ora archiviato la causa.
L’Ufficio di Presidenza aveva ordinato la chiusura del rifugio nel luglio del 2008. Le accuse ai gestori erano pesanti. Le autorità avevano addotto una serie di motivazioni, come requisiti insufficienti quanto alla struttura e al personale e mancato rispetto delle leggi sull’importazione. Dai controlli effettuati, gli animali venivano tenuti in spazi angusti e i locali usati per la detenzione degli animali non erano autorizzati, anzi non avrebbero mai potuto ottenere l’autorizzazione. Inoltre le Autorità hanno contestato la carenza di personale professionale che potesse eseguire correttamente i compiti ad esso spettanti.
“Nemmeno nei quattro mesi di proroga concessi, la struttura è stata in grado di esibire personale idoneo”, era indicato allora nella lista di motivazioni delle Autorità. Inoltre, l’Ufficio veterinario ha verificato che non sussisteva “l’affidabilità” dell’attività come prescritto nel Tierschutzgesetz [legge federale di tutela degli animali]. “L’attività è contravvenuta alla Tierschutz-Hundeverordnung [regolamento federale sulla detenzione e l’allevamento di cani] e alle norme sull’importazione, in quanto ha importato un gran numero di cani anche da territorio asiatico”.
La Pro Animale vedeva la cosa in modo diverso. La sede centrale dell’organizzazione, a Schweinfurt, aveva presentato quindi ricorso all’Ufficio di Presidenza del governo a Friburgo nei termini di legge. In una comunicazione dell’associazione si dichiarava che nei diciotto anni d’esistenza della “fattoria” erano stati accuditi gratuitamente oltre 1000 animali di Hornberg. L’accusa di un pericolo di infezioni causate da animali importati dall’estero, l’associazione chiaramente l’ha respinta.
Nella diatriba sul rifugio era stata coinvolta anche la città di Hornberg. Il borgomastro Siegfried Scheffold propose alla Pro Animale di visionare gli atti e così sincerarsi che la municipalità non avesse a che vedere con la chiusura del rifugio. Ma la Pro Animale rifiutò l’offerta. ”Per oltre 100 cani e 40 gatti provenienti dai paesi più svariati, non c’era nemmeno una persona qualificata per la cura degli animali” ha riferito Michael Loritz, capo della Sezione per l’Ordine presso l’Ufficio di Presidenza del circondario di Ortenau. “Per questo motivo abbiamo dovuto classificare l’organizzazione Pro Animale come inaffidabile e ritirare la licenza per il rifugio di Hornberg”.
Contro il provvedimento la Pro Animale aveva presentato ricorso e in primo luogo aveva promosso azione legale contro la risposta al ricorso data dal Tribunale amministrativo di Friburgo.
E. Gräff
La Pro Animale für Tiere in Not fu fondata ufficialmente ventiquattro anni fa, dopo il consueto periodo di rodaggio in sordina, da Johanna Wothke, all’epoca insegnante nelle scuole elementari. In questo quarto di secolo si è costruita un vero impero con una rete di centri di raccolta accortamente distribuiti fra l’Atlantico, la Russia e l’Asia e affiancati da un certo numero di fondazioni – uno scacchiere assemblato con vero spirito imprenditoriale dalla Wothke, che ne è tuttora la manager-presidente. Il caso Hornberg, par di capire, rivelando verità scomode apre una di quelle piccole crepe che qualche volta fanno rovinare una diga. Che cosa abbia spinto l’organizzazione a ritirarsi, diciamo così, spontaneamente di fronte alle autorità tedesche è questione che ci incuriosisce non poco, e magari un giorno ne sapremo di più. È certo che, venendo a mancare il punto di import nel Baden-Württemberg, bisogna riorganizzare il settore…
Intanto però si incontrano in giro segni sparsi di una fibrillazione che ci sconcerta un po’:
- Hornberg ha scatenato nel mondo animalista tedesco dibattiti a non finire, liberando la voglia di più d’uno di rilasciare testimonianze inaspettate
- dall’Irlanda, dove la Pro Animale (che abbiamo incontrato come Pro Animale Ireland Ltd.) gestisce il centro di raccolta di Avalon (beh, in Irlanda… come dire “Assisi” in Italia, questione di pubblicità evocativa), dall’Irlanda dunque sono approdate nei forum tedeschi voci poco lusinghiere già circolanti e accenni velati a prossimi sbocchi in tribunale. Voci di forum, e come tali vanno prese. Però…
- … nel sito della Pro Animale, che pure ha sempre professionalmente ignorato tutto quanto non rientrasse nella pubblicizzazione dell’attività, era già comparso un inaspettato “chiarimento in seguito alle accuse” sotto la forma, un po’ ingenua per la verità, di un biglietto casalingo. Il firmatario si qualifica come antiquario tedesco esercente nei pressi del rifugio irlandese. E dichiara la sua stima per la signora Wothke, assicurando che in tredici anni ha speso nel suo negozio non più di 500 euro. ( Vedi immagini sopra)
L’Ufficio di Presidenza aveva ordinato la chiusura del rifugio nel luglio del 2008. Le accuse ai gestori erano pesanti. Le autorità avevano addotto una serie di motivazioni, come requisiti insufficienti quanto alla struttura e al personale e mancato rispetto delle leggi sull’importazione. Dai controlli effettuati, gli animali venivano tenuti in spazi angusti e i locali usati per la detenzione degli animali non erano autorizzati, anzi non avrebbero mai potuto ottenere l’autorizzazione. Inoltre le Autorità hanno contestato la carenza di personale professionale che potesse eseguire correttamente i compiti ad esso spettanti.
“Nemmeno nei quattro mesi di proroga concessi, la struttura è stata in grado di esibire personale idoneo”, era indicato allora nella lista di motivazioni delle Autorità. Inoltre, l’Ufficio veterinario ha verificato che non sussisteva “l’affidabilità” dell’attività come prescritto nel Tierschutzgesetz [legge federale di tutela degli animali]. “L’attività è contravvenuta alla Tierschutz-Hundeverordnung [regolamento federale sulla detenzione e l’allevamento di cani] e alle norme sull’importazione, in quanto ha importato un gran numero di cani anche da territorio asiatico”.
La Pro Animale vedeva la cosa in modo diverso. La sede centrale dell’organizzazione, a Schweinfurt, aveva presentato quindi ricorso all’Ufficio di Presidenza del governo a Friburgo nei termini di legge. In una comunicazione dell’associazione si dichiarava che nei diciotto anni d’esistenza della “fattoria” erano stati accuditi gratuitamente oltre 1000 animali di Hornberg. L’accusa di un pericolo di infezioni causate da animali importati dall’estero, l’associazione chiaramente l’ha respinta.
Nella diatriba sul rifugio era stata coinvolta anche la città di Hornberg. Il borgomastro Siegfried Scheffold propose alla Pro Animale di visionare gli atti e così sincerarsi che la municipalità non avesse a che vedere con la chiusura del rifugio. Ma la Pro Animale rifiutò l’offerta. ”Per oltre 100 cani e 40 gatti provenienti dai paesi più svariati, non c’era nemmeno una persona qualificata per la cura degli animali” ha riferito Michael Loritz, capo della Sezione per l’Ordine presso l’Ufficio di Presidenza del circondario di Ortenau. “Per questo motivo abbiamo dovuto classificare l’organizzazione Pro Animale come inaffidabile e ritirare la licenza per il rifugio di Hornberg”.
Contro il provvedimento la Pro Animale aveva presentato ricorso e in primo luogo aveva promosso azione legale contro la risposta al ricorso data dal Tribunale amministrativo di Friburgo.
E. Gräff
La Pro Animale für Tiere in Not fu fondata ufficialmente ventiquattro anni fa, dopo il consueto periodo di rodaggio in sordina, da Johanna Wothke, all’epoca insegnante nelle scuole elementari. In questo quarto di secolo si è costruita un vero impero con una rete di centri di raccolta accortamente distribuiti fra l’Atlantico, la Russia e l’Asia e affiancati da un certo numero di fondazioni – uno scacchiere assemblato con vero spirito imprenditoriale dalla Wothke, che ne è tuttora la manager-presidente. Il caso Hornberg, par di capire, rivelando verità scomode apre una di quelle piccole crepe che qualche volta fanno rovinare una diga. Che cosa abbia spinto l’organizzazione a ritirarsi, diciamo così, spontaneamente di fronte alle autorità tedesche è questione che ci incuriosisce non poco, e magari un giorno ne sapremo di più. È certo che, venendo a mancare il punto di import nel Baden-Württemberg, bisogna riorganizzare il settore…
Intanto però si incontrano in giro segni sparsi di una fibrillazione che ci sconcerta un po’:
- Hornberg ha scatenato nel mondo animalista tedesco dibattiti a non finire, liberando la voglia di più d’uno di rilasciare testimonianze inaspettate
- dall’Irlanda, dove la Pro Animale (che abbiamo incontrato come Pro Animale Ireland Ltd.) gestisce il centro di raccolta di Avalon (beh, in Irlanda… come dire “Assisi” in Italia, questione di pubblicità evocativa), dall’Irlanda dunque sono approdate nei forum tedeschi voci poco lusinghiere già circolanti e accenni velati a prossimi sbocchi in tribunale. Voci di forum, e come tali vanno prese. Però…
- … nel sito della Pro Animale, che pure ha sempre professionalmente ignorato tutto quanto non rientrasse nella pubblicizzazione dell’attività, era già comparso un inaspettato “chiarimento in seguito alle accuse” sotto la forma, un po’ ingenua per la verità, di un biglietto casalingo. Il firmatario si qualifica come antiquario tedesco esercente nei pressi del rifugio irlandese. E dichiara la sua stima per la signora Wothke, assicurando che in tredici anni ha speso nel suo negozio non più di 500 euro. ( Vedi immagini sopra)
Cosa sta dunque succedendo, per spingere la potente organizzazione a pubblicare in Germania un “chiarimento” su quelle che s’indovinano come presunte maldicenze dalla sperduta contea di Galway?
- daremmo molto volentieri il link della pagina del sito, se non fosse che il grande, ricco, articolato sito della Pro Animale für Tiere in Not: http://www.pro-animale.de/ (e anche il http://www.pro-animale.eu/) … sembra scomparso, e non da ora. Ristrutturazione?
- a proposito. Lo statuto della Pro Animale prevedeva che in caso di scioglimento dell’organizzazione o di soppressione delle sue finalità il patrimonio disponibile dovesse essere essere utilizzato solo a fini di pubblica utilità (art. 10). Il periodico della Pro Animale uscito a luglio, Sommertropfen, annuncia un’importante modifica: nel caso contemplato, il patrimonio dovrà essere trasferito a tre affiliate estere: la Fondacja Pro Animale in Polonia, la Pro Animale Austria e la Pro Animale Irlanda. Previdenza? preveggenza? riconversione? salto della quaglia… chiediamo scusa, un nuovo scacchiere?
Chi vivrà vedrà. Intanto ci consentiamo un “grazie” alle autorità del Baden-Württemberg e, però, una domanda a quelle italiane: altri animali, dai centri di raccolta che la Pro Animale già possiede qui da noi – se non sta per procurarsene di nuovi – dovranno ancora seguire la sorte dei loro simili deportati e venduti a Hornberg?
http://www.schwarzwaelder-bote.de/wm?catId=78821&artId=14449252
21 commenti:
Non c'è da commentare più di tanto, si capisce da sé cosa proteggono... i propri affari!!E' un commercio stile multinazionale..
con i nostri randagi! Ma non ce ne vergognamo che in Italia non si fà nulla contro stà gente? Nel proprio paese vengono perseguiti e qui fanno i loro comodi,denigrando il nostro paese, ma usando anche soldi delle nostre tasse, oltre a prelevare i nostri animali che dovremmo proteggere?
Chi è complice deve essere perseguito!Se le nostre istituzioni non fanno il loro dovere, devono essere segnalate!
Ma, come mai, non hanno pensato anche alla Pro Animale Italia?
Se non sbaglio esiste questa associazione anche in Italia da diversi anni o è una cosa diversa?
Esiste dal lontano 1984 anche in Italia, sono tante filiali...
Ultimo anonimo, le filiali in Italia sono segnate sulla cartina, poi, ci sono altre filiali ma con nomi diversi, per non far capire..che fanno parte della stessa multinazionale.
Non per nulla il sito della Sede tedesca non è più attivo...
Ma allora ci troviamo veramente di fronte ad una multinazionale che tratta i randagi come merce?
E' una cosa gravissima ed inaccettabile e mi stupisco molto che i Comuni, le Regioni e lo Stato non si offendano di fronte a questi comportameneti lesivi della loro dignità essendo la conferma palese del fatto che non compiono il loro dovere e non ottemperano a quanto le leggi impongono loro di fare.
E' evidente che dalla posizione presa in seguito sono indifendibili!
Il commercio è una cosa, le adozioni sono un altra cosa, spero che nessuno dimentichi la differenza, sopratutto chi preleva e spedisce animali al "buio"
http://www.youtube.com/watch?v=0hnDvoJ8eWc
che c'entra l'Austria? Anche qui pare debbano andar via...
Come mai allora è sparito tutto dal sito ed è stato cancellato anche il sito italiano di Assisi?
il link di youtube manda a un video in cui dicono che gli animali la Pro Animale li PAGA... guarda guarda, questo sì che è interessante...
http://www.hundepfoten-in-not.de/Projekt_Sueditalien/Tierheimalltag_Sueditalien_ppp.ppt
http://www.verlassene-pfoten.de
Seht euch die Bilder an der Hunde die ein zuhause finden konnten!!!
Sono graditi solo interventi in lingua italiana. Dei cani che hanno trovato casa gradiremmo avere i documenti e gli indirizzi ed un controllo della ASL veterinaria competente. Ci farebbe piacere sapere anche se hanno trovato casa tutti i 200.000 e più cani abbandonati ogni anno e/o ceduti dai proprietari perché non più voluti in Germania.
Sì il video dice che li riscattano pagando...e poi mi risulta che da quel terreno se ne devono andare (masseria presa in affitto da una fondazione straniera che ha sede in Lichtenstein)
che strano, i trafficani si stanno preocupando o stanno alzando la testa con arroganza?
Certo non è elegante e corretto scrivere in tedesco: forse non conoscono l'italiano, ma sanno leggere quello che è scritto in italiano o hanno ricevuto ordini dai boss ed ubbidiscono anche se non hanno comprenso una mazza?
Bravo ultimo anonimo, colpito nel segno!!
Hanno troppi fastidi in giro per l'Europa ... è inutile che attaccano i vari paesi con petizioni e appelli strappacuori....metodi obsoleti...
Il cuore della fondatrice di Pro Animale è animato, da vent’anni circa, dalla grande speranza di un vero canile per la città di Assisi, città che, proprio per aver dato i natali a San Francesco, più di altre dovrebbe essere esempio di amore per gli animali.
Chi ricorda ancora il rudimentale canile nel terreno della Sig.ra Trionfetti a Ponte San Vetturino? Era l’unica alternativa alla squallida e minuscola sistemazione comunale situata alle Fonti di Mojano. Sin da allora, a proprie spese, la Pro Animale forniva alla Sig.ra Trionfetti e al comune di Assisi, il materiale e la manodopera per la costruzione delle cucce e raccoglieva fondi per istituire un canile vero, non come quello creato, dal Comune stesso, a Ponte Rosso, accanto ad una discarica: un canile-lager dove i cani vivono tuttora insieme ai rifiuti. Certamente quanto di più lontano dal paradiso sognato dalla Pro Animale per i nostri sfortunati amici a quattro zampe. Oggi la Pro Animale può ritenersi orgogliosa di aver fatto costruire un rifugio privato in uno dei più bei luoghi di Assisi, sulla valle del fiume Tescio. Uno dei primi cani a godere di questo rifugio fu Cangura, un cane lupo femmina con le zampe posteriori paralizzate, dolcissima, che già viveva nel canile della Sig.ra Trionfetti.
Oggi la Pro animale è accusata di portare i cani altrove… Oggi la Pro Animale è accusata di aver venduto animali alla vivisezione. Conosco la Pro Animale, per esserle stato vicino per tanti anni. Conosco il profondo spirito animalista che anima questa associazione e le tante energie concentrate sul benessere e la felicità dei nostri amici animali. Se si facessero davvero cosi tanti soldi con il mercato dei randagi, i Tedeschi non avrebbero mai avuto la possibilità di uscire neanche con un cane dall’Italia!
Ad Assisi, un’altra struttura comunale per cani alla fine è arrivata, ma resta semivuota e comunque anche questa vicina alla discarica, il vecchio canile-lager è invece sovraffollato come sempre. Come mai? Eppure proprio qui, già tanti secoli fa, un giovane chiamato Francesco predicava agli animali…
Chiedete in Germania di cosa è accusata e come mai hanno fatto chiudere il canile di Hornberg....Certo Asssisi del grande San Francesco centro di smistamento di cani da Ischia, Pescara e chi più ne ha ne metta... Eh sì, poi, cani dalla Turchia, dalla Russia, da Taiwan, dalla Polonia, dalla Grecia, dalla Spagna, dalla Romania, dall'Ungheria etcc....Ma chi parla di "vivisezione"?I soldi si fanno in Germania, in Svizzera, in Olanda, in Finlandia... eh s, poi ci sono le Fondazioni fondate chissà perché nei paradisi fiscali.. non in Italia, cari signori!! I nostri cani sono a costo zero, mentenuti con i soldi delle nostre tasse.
Povero San Francesco, il cui nome viene usato in ogi occasione.. ma ci penserà lui ora...
Mi sembra un po' di sparare sulla Croce Rossa nel rispondere a questo romanzo che ha il sapore del bilancio di una vita, di un testamento... Evidentemente la persona che ha scritto o dettato siffatto panegirico è stata indirizzata direttamente a questo post... chissà come mai da qualche giorno proprio questo post, che non è davvero il più recente, è così ben frequentato... E non sa o finge di non sapere proprio niente della serie di post che mostrano che anche se non viviamo nell'Umbria verde e santa non manchiamo di tenerci piuttosto ben informati.
Anonimo mio così seraficamente francescano come prescrive il modello turistico di Assisi, che la fondatrice della Pro Animale abbia messo da tempo gli occhi e la mano su Assisi, pensando di farne il suo deposito strategico in Italia, lo sapevamo da parecchio. Pensando, appunto: ci permettiamo di sospettare che piuttosto che di cuore qui si tratti di cervello.
Lo sappiamo che con soldi tedeschi e non solo, sempre in nome di san Francesco, la Pro Animale mise piede ad Assisi e istituì una stretta collaborazione (se dirigere vuol dire collaborare) con la sezione locale dell'ENPA, la quale mandò e portò cani oltralpe anche senza documenti, e che forse uno di quei cani, se non ci sbagliamo, era proprio un pastore tedesco dodicenne col posteriore paralizzato, Cangura? E tutto questo nonostante il divieto dell'ENPA nazionale. Quando c'è l'amore si fa tutto.
Sappiamo che i dirigenti dell'ENPA di Assisi, fra cui quella signora Trionfetti che intanto appoggiava per la Pro Animale anche trasporti da Pescara (lo si sa per un carico fermato) e un altro che forse il nostro Anonimo conosce altrettanto bene, furono severamente censurati dall'ENPA nazionale e che la sezione fu chiusa, e oggi continuano ad adoperarsi in sostegno dell'attività.
Non ho finito...
Sappiamo che la Pro Animale partecipò materialmente a mettere in piedi l'orrido vecchio canile di Ponte Rosso del quale si può e si deve parlar male, ma solo se non si è contribuito a farlo com'è... tanto serviva solo a tener lì i cani per un po'. Ma quanti soldi... ma quanti ne ha la Pro Animale? tanti da proporre in giro di realizzare le strutture e di gestirle gratis, basta che abbia i cani... tanti da realizzare meravigliosi rifugi "modello Hornberg", alla fine non onorevole del quale abbiamo appena assistito... a proposito, meno male che il progetto Ponte Rosso dell'anno scorso è andato a p..., voglio dire a gambe all'aria, dove avrebbe mandato i cani una volta svuotato il canile, senza Hornberg e con la sede austriaca sfrattata? forse in una delle sedi extratedesche dove prospetta di trasferire i capitali nel caso, prospettato forse non tanto inaspettatamente, di chiusura in Germania? e già, come si fa a saperlo, la Pro Animale è scomparsa dal web!
Sappiamo anche, perché ci teniamo aggiornati, che la nuova struttura non è affatto semivuota, ma sotto la gestione della Lega del Cane funziona a pieno regime e onorevolmente nonostante i classici tentativi di sabotaggio, intromissione e gestione ombra.
Insomma, lo sappiamo come stanno veramente le cose, quindi il nostro Anonimo, come dire, ci faccia il piacere.
E qui la passione deve averlo trasportato, perché il discorso diventa confuso. La Pro Animale è ACCUSATA di portare i cani altrove? perché, non è così? Francamente poi non capisco il ragionamento "se si facessero tanti soldi col mercato dei cani i Tedeschi non potrebbero uscire dall'Italia neanche con un cane". Manca qualcosa. Forse "se NON si facessero tanti soldi"? È un'ipotesi, eh.
Ed eccoci, come sbagliarsi?, alla vivisezione, più correttamente sperimentazione. È curioso. Da un paio d'anni a questa parte, cioè da quando è tornata alla ribalta la questione deportazioni, più in Italia si insiste sul rapporto falsa adozione - commercio (evidenziando QUESTO illecito), più in Germania si dice che gli italiani dicono che si vendono i cani per la vivisezione. Come espediente per screditare è un po' bassino. Ma attenti, è il meccanismo del pensiero fisso, del lapsus rivelatore, della lingua che batte con quel che segue. Pensano sempre a quello, perché? A forza di dirlo finiranno per convincerci che i cani finiscano davvero tutti alla sperimentazione...
Anonimo mio serafico che spendi ogni due per tre quel povero san Francesco (hai resistito per un bel po' di righe, stavo in ansia), lascia perdere. Il bilancio della tua vita è questo. Prendilo in perfetta letizia.
Certo, i cani di tutto il mondo isole comprese vanno nei paradisi della Germania e del nord Europa. Peccato che di quei paradisi non si vede l'ombra. I cani italiani vanno tutti o subito in famiglia o nella case-famiglia. Bello! Ma quante case hanno i tedeschi? E perchè, ogni volta che chiedi un indirizzo, non la fotina, gli strenui difensori dei paradisi teutonici scompaiono? E perchè la Pro Animale è così potente da scomparire dal web e comparire ad un tavolo di lavoro del Ministero della Salute italiano che sta preparando una bella leggina per esportare tutti i nostri randagi? A quale titolo vi partecipa? Perchè, tra le tante associazioni tedesche attivissime in Italia proprio la Pro Animale è stata chiamata dal Ministero? Cacciata dalla Germania e istituzionalizzata dall'Italia. Qui si che bisogna fare chiarezza!
Al tavolo del Ministero sedeva non la Pro Animale für Tiere in Not, ma (invitata, autoinvitata... forse promotrice) la Lega Pro Animale nella persona di Dorothea Friz (ormai) da Castel Volturno. Non è esatto dire che la Lega Pro Animale è la Pro Animale, non è esatto neanche dire che non lo sia... La prima attività della Pro Animale in Italia già dal 1984 è stata sostenere sostanziosamente Dorothea Friz, arrivata da poco sul posto (non so se autonomamente) e prelevare gli animali da lei radunati. In sostanza, permettere la fondazione della Lega Pro Animale, avvenuta nel 1986.
Giusto per completezza, mentre sosteneva la Friz già fra l'84 e l'85 la Pro Animale creava un altro punto fermo presso la Fondazione Anne Marie Ernst di Ischia (poi assorbita in virtù dei patti stipulati) e correva ad Assisi dove l'aspettavano i molti cani della contessa De Lazara, vecchia, malata e poverissima (tutto cominciò da lì, anche se l'Anonimo serafico non l'ha ricordato).
Basta fare due più due.
Quanto al resto, è tutto da vedere.
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