Sta a ciascuno di noi rimanere con gli occhi aperti per non perdere queste tracce per essere consapevoli, e non burattini manovrati senza capacità critica.
Su questo blog c'è qualche traccia, il resto non dovete mai smettere di cercarle voi.

mercoledì 28 gennaio 2009

L'ORRORE FIRMATO

Questa immagine purtroppo è reale.

Forma d'arte discutibile a Calì, capitale della Colombia, nell'ambito di una esibizione di 41 artisti locali. Andres Velez ha proposto "Contra el Viento" (Contro il vento), una realizzazione che prevede decine di uccelli locali vivisezionati e appesi per le ali su dei fili come se fossero dei panni.
Zanpette.it

Avete capito bene, questo orrore è volutamente creato da individui che si reputano artisti, un orrore firmato!

L'arte ha sempre espresso nella storia la parte migliore dell'umanità, una traccia indelebile, un inno alla vita.

L'artista non era uno qualunque, ma colui che sapeva usare i suoi strumenti con impareggiabile maestria, lasciando come testimonianza capolavori.

Ma questo cos'è se non scempio, orrore, morte, allo solo scopo di far parlare di se?

Quello che impressiona, è vedere questo proprio nel periodo dove si celebra "Il giorno della memoria" memoria di un folle olocaustro di un popolo, ma la violenza sugli umani passa sempre per la violenza sugli altri esseri viventi.

Se l'umanità definisce tutto questo orrore arte, è in un degrado tale che arriverà a essere meno di niente.

Molto pericoloso assuefarsi a questo e altro, molto pericolosa l'indiferenza derivata da menti manipolate, dove il messaggio è che tutto è lecito.

Dove sono i messaggi di vita da passare ai nostri figli? Siamo nella cultura della morte, dobbiamo svegliarci prima che sia troppo tardi.

Di recente, su una delle trasmissioni, un gruppo di persone in una forzata convivenza, hanno dovuto superare la prova di bere latte e sangue, che cosa stiamo diventando mio Dio?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Meglio non avere figli e nipoti se dobbiamo spegare loro che questo mattatoio è "arte"

Anonimo ha detto...

viviamo digià all'inferno