Sta a ciascuno di noi rimanere con gli occhi aperti per non perdere queste tracce per essere consapevoli, e non burattini manovrati senza capacità critica.
Su questo blog c'è qualche traccia, il resto non dovete mai smettere di cercarle voi.

lunedì 20 ottobre 2008

Di lavoro si continua a morire

Le chiamano “morti bianche”, in realtà è una strage continua di morti sul lavoro, e con il termine morti bianche si vuole associare un termine di fatalità.


Il vero nome è “morti colpevoli”


Eppure le Leggi 626/96 e la 494/96 sono state molto chiare nell'individuare i compiti e le responsabilità.


Le linee guida della 626/96 sono chiarissime. Innanzitutto stabilisce che chi contravviene alle norme non è più sottoposto a sanzione amministrativa ma commette reato penale.
Altro punto fondamentale è l'obbligo alle Aziende che hanno dei dipendenti, di stilare un "Documento di valutazione del rischio" a seguito del quale possano essere intraprese quelle azioni mirate all'eliminazione di questi rischi, anche mediante l'obbligo dei dipendenti all'utilizzo dei dispositivi di protezione individuali.

Eppure di lavoro si muore, sono sotto gli occhi di tutti cantieri privi di qualsiasi norma di sicurezza, spesso lavori su imprese subappaltate.


Sono milioni i lavoratori non in regola, senza nessun contratto, e i clandestini? Non si sapranno mai le cifre ne da vivi ne da morti.


Ciò significa che lavorano dipendenti che oltre non avere le sicurezze di Legge non sono nemmeno professionalmente preparati, dunque più esposti a incidenti.
Inoltre hanno turni di lavoro anche di 18 ore consecutive, che devono accettare non per avidità come qualcuno ha osato pensare, ma per necessità, altrimenti perdono anche “il fortunato posto di lavoro”


Una vergogna che macchia il Paese, che ignora il diritto al lavoro e alla sua sicurezza.


Eppure le notizie delle morti quotidiane al giorno, in media 5, una morte ogni 7 ore,vengono passate, quando passate dai media senza sottolineare nessuna indignazione, come qualcosa di inevitabile, inutile pensarci.


Chi non potrà dimenticare sono le migliaia di vedove e orfani, che aspettando il marito o il padre per la cena non l’hanno più visto tornare, che non immaginavano che quella mattina sarebbe stato l’ultima volta a salutarlo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Quanto mi agghiaccia questa definizione pulita e perbene: "morti bianche"...
La morte non è bianca. È rossa di sangue, di siero, di budella, di ossa spezzate. È verde di umori corporali sparsi sul terreno. È nera di carne carbonizzata e di sporcizia.
E non è fatta di immagini soltanto, ma anche di suoni e di odori. La morte strilla, stride, la morte puzza. La morte è indecente.
Perciò non la vediamo mai. La sentiamo raccontare (con parole misurate, perché ci sono i bambini ed è l'ora del pranzo). La vediamo, somma indecenza, commemorare e perfino celebrare con cortei, proteste, bandiere, bare onorate e presidiate, con la massima concessione delle coreografie di vedove piangenti e compagni di lavoro.
Ne vediamo sempre la metafora e lo slittamento alla fase successiva. Sempre ad opera di altri. Ma ci farebbe bene vedere il morto... se non fosse l'ora del pranzo.
Così si archivia qualche altro nome, si aggiornano le statistiche, si ribadisce l'indignazione, si esprime il cordoglio delle autorità. Qualche volta il cronista chiede a parenti e compagni che cosa provano. Che cosa provano!!!
La morte è umiliante, per tutti noi. Perché non è una tragedia, che avrebbe una sua nobiltà: è una farsa orribile che tutti noi continuiamo a recitare fino al prossimo sussulto d'indignazione.
Vergogniamoci tutti.

Anonimo ha detto...

Io lo spero che ci siano ancora sussulti di indignazione, anche se nonbastano.
I numeri di queste stragi passanonei tg come altri numeri, niente enfasi nella voce, niente indignazione, niente di niente, cronaca, oggi un operaio è deceduto in un incidente, stop.
La gente ascolta distrattamente, e al massimo si gira dall'altra parte mentre scola la pasta sospirando, come si fa di fronte alle cose inelluttabili.
Ma è questa cultura dell'inelluttabilità che a me indigna, non sono morti casuali, nemmeno incidenti, ma morti colpevoli, con una causa che nessuno si preoccupa di ricercare.
La verità è che sono continui omicidi mascherati da morti fatali, per cui nessuno cerca il colpevole, di cui tutti siamo responsabili con la nostra indifferenza omertosa.

Anonimo ha detto...

Anima Animale ha ragione: siamo in piena omertà condita da colpevole indifferenza!