NAPOLI - La Corte d'Assise d'Appello fa il suo ingresso in aula alle 12.25 in punto, sotto gli occhi di undici telecamere.
Tra il pubblico, quarta panca a sinistra, c'è anche lo scrittore Roberto Saviano, circondato da 7 carabinieri di scorta. Si conclude il processo "Spartacus" al clan dei Casalesi. I giudici infliggono 16 condanne all'ergastolo. Carcere a vita per tutti i boss del gruppo criminale: i detenuti Francesco Schiavone, soprannominato "Sandokan" e Francesco Bidognetti, i due superlatitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria. Massimo della pena anche per il cugino e ominimo di "Sandokan", per Giuseppe Caterino, Walter Schiavone, Vincenzo Zagaria, Cipriano D'Alessandro, Raffaele Diana, Enrico Martinelli, Alfredo Zara, Mario Caterino, Sebastiano Panaro, Luigi Venosa. Ergastolo anche nei confronti di Giuseppe Diana, che in primo grado era stato condannato a 9 anni, mentre rispetto al primo processo pena ridotta dal carcere a vita a 30 anni di reclusione per Giuseppe Russo. Per altri 13 imputati condanne comprese tra i 2 e 30 anni di reclusione.
Pochi imputati nelle gabbie, assente per rinuncia il boss Francesco Schiavone, mentre l'altro capoclan, Francesco Bidognetti, detenuto a L'Aquila era presente in videoconferenza. Il collegio presieduto da Raimondo Romeres è rimasto in camera di consiglio tre giorni esatti e ha letto un articolato dispositivo che conferma sostanzialmente, sia pure con alcune parziali riforme, il verdetto di primo grado che era stato emesso nel 2005 dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere. "E' stata una corsa contro il tempo", commenta il pg Francesco Iacone, che ha sostenuto l'accusa durante il dibattimento.
Per l'ultimo appuntamento, al suo fianco ha preso posto anche il pm Federico Cafiero de Raho, oggi procuratore aggiunto a Napoli ma pubblico ministero d'udienza durante il giudizio di primo grado durato quasi otto anni. E tutto il pool della Direzione distrettuale antimafia che indaga sul clan dei Casalesi, con in testa il coordinatore Franco Roberti, ha scelto di essere presente all'udienza conclusiva. E a chi gli chiede se questo processo possa essere paragonato al maxiprocesso antimafia istruito da Falcone negli anni Ottanta, il procuratore Roberti replica: "Questa è una sentenza molto importante. Quanto alle conseguenze, molte cose sono cambiate da allot, a per fortuna. Lo Stato è più attrezzato ad affrontare eventuali emergenze e conseguenze che potrebbero derivare da un'innalzamento della tensione".
Incalzato da cameramen e cronisti, nel cortile dell'aula bunker, si ferma a riflettere Saviano: "E' una della vittoria dello Stato, ma è solo il primo atto di una partita da vincere fino in fondo. Bisognerà non far calare l'attenzione sui Casalesi e su quello che il loro potere criminale è riuscito a realizzare in questi anni. Bisognerà monitorare gli altri rami del processo Spartacus, quello che riguarda i colletti bianchi, le connivenze con la politica. La storia di queste indagini insegna che ci sono anche servitori infedeli. Ma dobbiamo soprattutto rendere omaggio, in queste ore, all'impegno di tanti magistrati e investigatori, e al lavoro oscuro di tanti cronisti che hanno raccontato queste cose esponendosi in prima persona".
Tra loro Francesco Schiavone, 55 anni, detto Sandokan, Francesco Bidognetti, soprannominato Cicciotto 'e mezzanotte, e i boss latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine. ll massimo della pena è stato inflitto anche a Giuseppe Caterino, Mario Caterino (latitante), Cipriano D'Alessandro, Giuseppe Diana (latitante in primo grado condannato a nove anni), Enrico Martinelli, Sebastiano Panaro, Giuseppe Russo, Francesco Schiavone, detto 'Cicciariello', Walter Schiavone, Luigi Venosa, Vincenzo Zagaria e Alfredo Zara. Pena ridotta per Giuseppe Russo: nel 2005 ebbe l'ergastolo, oggi si prende 30 anni.
Il dispositivo della prima sezione presieduta da Raimondo Romeres, è molto complesso ed ha anche modificato la sentenza di primo grado del 15 settembre 2005 relativamente ad alcuni capi di imputazione. In aula c'era anche Roberto Saviano, autore di Gomorra, il libro inchiesta che ha raccontato le trame del clan: "E' una vittoria dello Stato, della procura antimafia e anche di tanti cronisti che hanno lavorato nell'ombra. Ma credo sia soltanto l'inizio".
Soddisfatto anche il pg Francesco Iacone: "La sostanza della sentenza di primo grado è confermata, tranne qualche punto che mi riservo di valutare. Le attenuanti generiche sono state concesse solo agli imputati che hanno ammesso i fatti e hanno confessato".
Iacone torna con la memoria al primo grado del processo: "Durò sette anni e gli imputati furono scarcerati". Allora i magistrati stralciarono la posizione degli imputati liberi e si concentrarono su quelli detenuti. "Così consentiremo anche alla Cassazione di intervenire prima della scadenza dei termini. Abbiamo impiegato un anno ed un mese per definire il processo, sono davvero soddisfatto" continua il pg.
Tra loro Francesco Schiavone, 55 anni, detto Sandokan, Francesco Bidognetti, soprannominato Cicciotto 'e mezzanotte, e i boss latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine. ll massimo della pena è stato inflitto anche a Giuseppe Caterino, Mario Caterino (latitante), Cipriano D'Alessandro, Raffaele Diana (latitante), Enrico Martinelli, Sebastiano Panaro, Giuseppe Russo, Francesco Schiavone, detto 'Cicciariello', Walter Schiavone, Luigi Venosa, Vincenzo Zagaria e Alfredo Zara. Il dispositivo della prima sezione presieduta da Raimondo Romeres, è molto complesso ed ha anche modificato la sentenza di primo grado del 15 settembre 2005 relativamente ad alcuni capi di imputazione. In aula c'è anche Roberto Saviano, autore di Gomorra, il libro inchiesta che ha raccontato le trame del clan: "E' una vittoria dello Stato, della procura antimafia e anche di tanti cronisti che hanno lavorato nell'ombra. Ma credo sia soltanto l'inizio".
Soddisfatto anche il pg Francesco Iacone: "La sostanza della sentenza di primo grado è confermata, tranne qualche punto che mi riservo di valutare. Le attenuanti generiche sono state concesse solo agli imputati che hanno ammesso i fatti e hanno confessato.
La Repubblica
4 commenti:
Giovanni Falcone disse:
" La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine."
E' una grande vittoria, un risultato che è costato tantissime vite umane, tanti ostacoli, ma alla fine la giusta sentenza è arrivata.
Hanno fatto di tutto per ostacolare questo evento, è una sentenza molto importante!
DOV'E' GAIO??
Hello thanks for posting this
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